Alcune vie ferrate hanno al loro interno varianti che offrono l'opzione di percorrere itinerari diversi, generalmente più impegnativi. Tra le varianti non sono considerate vie di fuga. Abbiamo raccolto 15 vie ferrate che si prestano bene ad essere eventualmente percorse due volte.
La Ferrata dello Zucco Pesciola è una bellissima ferrata che sale l'omonimo monte sopra i Piani di Bobbio in provincia di Lecco. La ferrata è difficile lungo tutto il suo percorso e richiede una buona capacità di arrampicata anche a causa della catena che, non essendo tesa, non è di molto aiuto lungo la salita. La penultima sezione della ferrata offre la possibilità di proseguire su una variante difficile che è da considerarsi estremamente difficile. La variante è strapiombante e lo sviluppo della via corre non cercando le debolezze della roccia bensì accentuandole. Questa variante è da considerarsi uno dei tratti più impegnativi in tutto il contesto nazionale. Dopo la variante, il percorso si unisce nuovamente alla via che in breve si conclude.
La magnifica salita alla Tofana di Mezzo sopra Cortina d'Ampezzo può avvenire percorrendo la lunga Ferrata Aglio. A circa metà dell'itinerario attrezzato e, poco prima dell'esposto traverso, noteremo un cavo che sale in verticale per raggiungere la vetta della Torre Aglio. La salita alla Torre Aglio è piuttosto breve e copre un dislivello di ca 30 m ma è da considerarsi difficile con un livello maggiore rispetto al resto della ferrata. Si rientra a ritroso al punto dove inizia la deviazione (20' a/r) e si prosegue nella salita alla Tofana di Mezzo.
Vicino a Lodrino in provincia di Brescia, si può salire tramite ferrata al Corno di Caspai. La ferrata è di media difficoltà ed è caratterizzata da molti tratti in traverso con un generale saliscendi privo di difficoltà sostanziali. L'ultima sezione della via propone una variante difficile a fianco della facile via alla vetta. Questa variante è composta da 4 sezioni molto impegnative e piuttosto varie tra di loro. Si susseguono traversi, tratti strapiombanti, placche, camino e paretine da non sottovalutare. Conclusa la variante si è in vetta dove termina la via.
La Ferrata del Monte Ocone in provincia di Bergamo è una ferrata difficile nel suo complesso con molti torrioni dove serve tecnica e forza di braccia per risalire la via. A circa due terzi della via si incontra con chiara deviazione la variante del Monarca che sale a sinistra. Variante più difficile dell'opzione normale di salita ma in linea con il resto della via. Diversa è invece la variante finale che, seppur di pochi metri, è molto impegnativa e atletica con un passaggio in netto strapiombo. Nel 2019 è stata inaugurata un'ulteriore variante nella seconda metà della via di difficoltà "Molto Difficile" con tratti in deciso strapiombo.
La Ferrata del Vajo Scuro nelle Piccole Dolomiti sul versante vicentino è stata ampliata con una variante iniziale. La variante prende il nome di Variante Lontelovare e la si incontra lungo la salita con traverso verso sinistra evitando di risalire la parte bassa del vajo. La variante ha alcuni passaggi impegnativi di livello maggiore rispetto al resto della ferrata.
Variante anomala e caratteristica è la recente Variante Estrema alla Ferrata delle Aquile sulla Paganella, Trento. La Ferrata delle Aquile si sviluppa prevalentemente su traversi e cenge con lunghi tratti di disarrampicata nella prima lunga parte della via. La parte terminale è composta da due lunghe scale elicoidali che risalgono una costola rocciosa dopo i due ponti sospesi. La variante è tecnicamente non impegnativa sebbene lo sviluppo delle scale richieda una certa forza ed equilibrio.
Nel paese di Gressoney in Valle d'Aosta è presente una delle ferrate più impegnative di tutta italia, in particolare le due varianti finali: la gialla e la nera. Dal termine del percorso rosso è possibile proseguire incontrando dopo un primo ponte sospeso le due varianti. La variante gialla è da considerarsi molto difficile con difficili tratti in strapiombo. La variante nera richiede di passare un secondo ponte sospeso e di risalire una parete in forte strapiombo ed è da considerarsi estremamente difficile. Utile avere con sé una longe di sicurezza per poter riposare.
La Ferrata del Rouas è una ferrata impegnativa nel comune di Barbonecchia, Torino. La parte iniziale della via è comune tra l'itinerario A e B (B quello atletico). Se si segue la variante atletica si raggiunge una parete di circa 6 metri in netto strapiombo che richiederà buona forza di braccia per essere risalita. La parte restante della variante è composta da traverso, diedro e un paio di altri passaggi in strapiombo. Dal termine della variante (ca 30') si può seguire un sentiero e ricongiungersi con l'itinerario A. Lungo l'itinerario A è possibile incontrare un tratto in grotta come variante. All'interno della variante c'è anche un breve ponte sospeso.
La Ferrata dei Funs in provincia di Cuneo è una bella parete di roccia da salire con l'ausilio di molte staffe. Queste rendono lungo la via le difficoltà piuttosto contenute. E' presente tuttavia una deviazione per la variante difficile che risale una parete in strapiombo dove serve una certa forza fisica. La variante difficile si ricongiunge dopo poco al proseguo normale della via.
La Ferrata di Pont Canavese offre un bell'itinerario di media difficoltà a cui è stato aggiunto una lunga variante che è da considerarsi molto difficile. Risale in strapiombo marcato e richiede un buon equilibrio per potersi bilanciare tendendo la roccia a "buttare in fuori" e di traverso. Utile un rinvio o una longe per poter sostare.
La Ferrata Contessi al Monte Due Mani è situata in provincia di Lecco ed è uno degli itinerari più battuti dagli appassionati nelle mezze stagioni. La via è difficile ma mai estrema fatta eccezione per la salita del Torrione della Discordia che richiede buona forza per un paio di passaggi in strapiombo e buona abitudine al vuoto essendo in forte esposizione.
La Ferrata delle Balze del Malpasso è situata nell'Appennino di Reggio Emilia ed è di livello facile lungo il suo percorso originario. Lungo una cengia è però presente una variante per esperti che porta ad affrontare una parete con un diedro delicato che, seppur breve, richiede buono slancio per essere percorso. Questa ferrata presenta anche una variante che richiede l'uso di una carrucola. Infatti questa variante facoltativa attraversa il sottostante torrente due volte per un tragitto ad anello che riporta nel tratto di collegamento tra il primo e il secondo ponte tibetano.
Nel caso della Ferrata Dino Buzzati nelle Pale di San Martino non bisognerebbe parlare di vera e propria variante bensì del percorso originale. La via che sale al Cimerlo originariamente passava all'interno di un angusto camino e la ruggine sugli infissi stona rispetto all'attrezzatura luccicante che risale l'esposto diedro fuori dal camino. La scelta consigliata è di percorrere l'aereo diedro ma per escursionisti esperti e un po' avventurieri si può provare a percorrere il tetro camino. Controllare lo stato delle attrezzature che non viene più manutenuto.
La recente ferrata ha una variante facile che, dopo il ponte si sviluppa a sinistra prevalentemente su cengia nella prima parte e placche appoggiate la seconda. Nel 2019 è stata inaugurata un'altra sezione degli Anelli con maggiori difficoltà rispetto alle vie originali. Questa è un ulteriore variante da aggiungere alle vie presenti.
Dal punto di vista della via di salita, la Costantini non ha una variante vera e propria. Tuttavia l'itinerario è molto lungo e la salita alla vetta della Moiazza è facoltativo. Infatti giunti lungo la Cresta delle Masenade e percorso un tratto impegnativo di ferrata ci troviamo a un bivio: a destra sale il cavo verso la vetta a sinistra si aggira la vetta percorrendo la Cengia Angelini. La salita avviene per un tratto di ferrata e un tratto di cresta non banale dove ampi tratti non sono protetti, sebbene non tecnicamente difficili. Raggiunta la vetta si ritorna sui propri passi fino al bivio e si prosegue in discesa per concludere la via. La variante con andata e ritorno è di circa 1 ora e raggiunge la vetta della Moiazza a 2878 m.
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Filippo Rosi
01/02/2019 alle 17:08Fatte molte di queste varianti. Mi manca la Guide di Gressoney e quelle del basso Piemonte.