Ricordo come fosse ieri la prima volta che ho percorso una ferrata con la catena. Ero sopra Lecco a percorrere una ferrata tra le più belle di quella zona così ricca di itinerari attrezzati e di magnifica roccia calcarea. La Ferrata degli Alpini al Medale è in effetti una delle ferrate più logiche e arrampicabili che ci sono per il suo livello di difficoltà. Eppure, quel giorno ero a disagio e la salita me la ricordo molto faticosa e poco piacevole. Ero ancora poco esperto e, se non mi tradisce la memoria, era la mia quarta o quinta ferrata, poca o nulla esperienza in arrampicata e una tecnica di progressione molto grezza. Spesso salivo guardando solo i primi due metri sopra la mia testa e inconsciamente progredivo velocemente, forse per “togliermi dagli impicci” invece di ragionarci sopra. A peggiorare le cose la strana e nuova sensazione che mi dava la catena durante la progressione. Abituato com’ero a utilizzare la fune ben più del necessario, questo infisso risultava meno utile delle tese funi metalliche delle ferrate che avevo percorso in Appenino e in Trentino fino ad allora.
Terminata la salita mentre io e il mio socio scendiamo dallo scosceso Sentiero Attrezzato del Medale mi lamento e dico che non capisco perché utilizzino una catena così molla e poco utile. Ne discutiamo assieme e quasi ignoriamo quanto bella e logica la salita era stata. Aerea e adrenalinica il giusto, con tratti emozionanti che solo in un secondo momento avrei riapprezzato. Nonostante la delusione, il pomeriggio salimmo lungo le rive del lago per percorrere la bella, piacevole e più attrezzata Ferrata della Galleria di Morcate. Tornato a casa misi “le ferrate del lecchese” in un cassetto per il futuro.
Nel frattempo avvenne la cosa più naturale e auspicabile. Io e il mio socio ci siamo sempre più “affamati” di roccia e abbiamo iniziato a frequentare un corso di arrampicata, per poi fare pratica regolarmente su monotiri e poi multitiri. Non abbiamo abbandonato le vie ferrate, anzi. Le abbiamo iniziate a leggere con occhi nuovi e più istruiti. Abbiamo capito meglio come distinguere tra le ferrate con linee di salita logiche e quelle molto atletiche. Cercare appigli per le mani e appoggi per i piedi non era più un sostegno all’uso della fune, ma l’essenza vera e propria della salita che nel frattempo regalava molte più soddisfazioni di prima. Si creava in noi anche la consapevolezza che un utilizzo corretto degli appoggi e degli appigli riduce di moltissimo lo sforzo fisico necessario. Conoscendo meglio il nostro corpo e l’equilibrio richiesto in un passaggio lo si poteva fare meglio, con meno fatica e quindi poter salire di grado di difficoltà.
Torniamo alle ferrate con catena, tema di questo articolo. La mia tesi su questo argomento è la seguente:
Andrò a spiegare meglio il mio punto di vista dettato dall’esperienza che ho maturato.
Eccetto per chi è cresciuto nel lecchese e nel comasco, le ferrate a cui si è abituati hanno una fune metallica di diametro variabile. Il cambiamento da fune a catena lascia tutti un poco sorpresi la prima volta che si percorre una via attrezzata con catena.
Quindi, partiamo dagli innegabili aspetti negativi della catena:
Con questi 4 contro ben chiari, ci sono altrettanti pro per le catene come autoassicurazione nelle vie ferrate:
Le linee di salita su cui sono sviluppate le vie nelle prealpi lecchesi e comasche sono molto logiche e tracciate da chi ha esperienza di arrampicata. Percorrendo molte di queste vie ci si accorge che, mantenute le staffe o le scale presenti, se fossero vie da salire in arrampicata libera si assesterebbero sul terzo grado, massimo quarto. Solo in passaggi molto impegnativi (traverso Gamma 2, Variante Zucco Pesciola, Torrione della Discordia ecc) si sale nettamente di grado. La stragrande maggioranza dei passaggi richiede di arrampicare la roccia e suppongo che i tracciatori volessero spingere in questa direzione utilizzando una catena che, se munta in eccesso, è controproducente e sfiancante. Ovviamente avere una mano sulla catena ci toglie un quarto dei nostri arti con cui arrampicare col risultato di rendere molto più dispendiosa o impossibile la salita in arrampicata. Per godersi le ferrate con catena, bisogna togliersi di dosso la paura e usare quanto più possibile la roccia rispetto alla catena per la progressione tenendo in considerazione che ci si può sempre allongiare lungo la catena. Naturalmente, per procedere arrampicando è una buona idea fare pratica di arrampicata per capirne le logiche e iniziare a cogliere l’equilibrio e la forza che richiede. Un buon corso di arrampicata e prendere dimestichezza in una falesia con qualcuno di esperto può essere estremamente divertente e appagante. Direi il naturale sviluppo dopo la passione per le ferrate…
Per evitare fraintendimenti, in ferrata una regola essenziale è “non cadere” quindi quello deve essere il nostro punto di partenza. Arrampicare e salire non sovrautilizzando la catena è la progressione preferibile nelle vie attrezzate con catena e, frutto dell’esperienza personale, si passerà dall’odio e dalla repulsione verso la catena a un vero e proprio apprezzamento. La progressione risulterà divertente e di soddisfazione. Provare per credere…
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Filippo Rosi
01/02/2019 alle 17:06Non sono le mie preferite per vie della catena, ma la roccia delle ferrate vicino a Lecco è veramente ottima e mi son spesso divertito. Se proprio dovessi trovarne una che non mi è piaciuta è la Gamma 1 per il numero esagerato di scale.