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Se sei stanco della solita vita di città, fatta di caos, traffico e tran tran, allora villeggiare presso un rifugio in montagna potrebbe essere la scelta più adatta alle tue esigenze. Ciò vale anche per chi volesse avviare un’attività imprenditoriale che ha come sfondo proprio le colline o le montagne.
Per coloro che amano la pace e la natura, avere o meglio gestire un rifugio vuol dire non solo entrare a diretto contatto con la natura, ma significa anche permettere ai visitatori di prendersi cura dell’ambiente e apprezzarlo per quello che è.
Tuttavia dal punto di vista pratico e organizzativo, l’apertura e la gestione di un rifugio in montagna richiede non solo passione e dedizione, ma anche molta accortezza: non solo devi cambiare vita, ma devi anche considerare tutti gli aspetti nei minimi dettagli.
Innanzitutto per aprire e gestire un rifugio in montagna devi considerare le diverse tipologie che esistono per queste specifiche strutture.
In particolare devi imparare a fare la differenza tra rifugi alpinistici (a quote molto elevate) e rifugi escursionistici, che richiedono competenze differenti.
I primi sono quelli che si trovano oltre i duemila metri d’altezza, quasi in prossimità delle vette. Per essere gestiti c’è bisogno di molta esperienza nonché di un’ottima conoscenza del territorio, questo perché potrebbe presentarsi l’esigenza di prestare soccorso.
Di contro, i rifugi escursionistici sono quelli che si trovano al di sotto dei duemila metri, e hanno una gestione piu casereccia e rustica.
Occorre sicuramente passione, impegno e sacrificio, ma non bisogna essere preparati da un punto di vista di tecniche alpinistiche, perché non ci sono particolari o particolari necessità.
The gestione di un rifugio viene affidata direttamente dal CAI, club Alpino Italiano, di zona.
Non è sicuramente tutto rosa e fiori, in primis perché vengono pubblicati dei bandi di assegnazione, a cui possono partecipare solo coloro i quali sono in possesso di determinati requisiti.
A seconda della zona diriferimento possono essere chiesti differenti requisiti.
Ad esempio, nel CAI milanese sono richiesti tre requisiti:
Per quanto attiene al punto sull’etica, si precisa che il riferimento va all’ambiente, al rispetto della natura e alla sua manutenzione (quindi bisogna evitare combustione, tenere d’occhio il rischio di incendi, usare l’energia solare, e così via ...).
Ergo vuol dire che la gestione del rifugio deve essere economicamente proficua per il gestore, e il più possibile eco-compatibile.
Bisogna altresì prendere in considerazione il fatto che i rifugi siano strutture delicate. Ci vuole manutenzione continua, la struttura interna ed esterna deve essere pronta a resistere alla neve e soprattutto deve offrire ogni confort possibile a tutti gli ospiti.
Chi lo gestisce deve saper prestare soccorso alle persone se necessario.
Se stai domandando se tutto questo ha un (alto) costo ovviamente la risposta è sì.
Per coloro che non possiedono i fondi per poter organizzare come si deve il rifugio di montagna, le strade percorribili sono due.
Si può chiedere l’erogazione di denaro a fondo perduto direttamente al CAI o in alternativa si possono accendere mutui presso gli istituti bancari. In ogni caso bisogna fare i conti con budget elevati, visto e considerato i requisiti specifici che ognuno di questi rifugi deve possedere.
Dalla ristrutturazione ai costi per i vari eventuali allacciamenti di gas, luce e acqua, all’arredamento, al personale, all’adeguamento della struttura alla normativa vigente, alla messa in piedi del ristorante, ai computer ed ai programmi gestionali (come ad esempio il software ristorazione).
Oltre a tutti questi aspetti prettamente burocratici, ci sono anche elementi “simpatici” di cui tenere conto, a partire sulla scelta dell’arredamento.
Devi infatti tenere presente che un rifugio di montagna deve infondere calore agli ospiti.
E’ necessario che sia organizzato in modo casalingo, familiare, ma in linea con il design tipico di montagna. Ci vuole un angolo dedicato al ristoro, con un bancone e tutto quello che serve per far bere e mangiare gli ospiti. I mobili devono essere tutti prettamente in legno. L’ideale è avere un camino che possa riscaldare interamente l’ambiente.
Per attirare gli ospiti, e permettere loro di pernottare nella tua struttura, organizza le giornate sotto forma di eventi attrattivi.
Puoi creare dei raduni sciistici o mettere in piedi degli eventi celebrativi, magari affidandosi a delle guide turistiche della zona per conquistare maggiore visibilità.
Possiamo concludere dicendo che al di là del bando di partecipazione, dei requisiti e del budget che occorre per aprire un rifugio in montagna, coloro che sono interessati a questo lavoro devono essere preparati e investire molto nell’impegno personale.
Quando un soggetto è interessato a presentare un progetto al CAI, deve poter garantire una gestione “pratica” ed equilibrata almeno nel primo anno di attività.
Dopo il primo anno, a seconda di come il rifugio sia stato posto in essere è possibile rinnovare con un contratto della durata di 3 anni più 3. Se al termine dei sei anni complessivi è stato tutto un crescendo e il rifugio ha avuto un buon successo, la gestione resta a quella determinata persona per altri dieci anni consecutivi.
Tale conferma viene data soprattutto quando vengono posti in essere onerosi investimenti da parte dell’imprenditore, al fine di ammortizzare i costi poi negli anni a seguire.
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