Relazione della Ferrata Anita Goitan al Jof Fuart. Lungo itinerario con partenza da Sella Nevea, salita al Rifugio Corsi e percorso panoramico da est a ovest inclusa salita in vetta al Jof Fuart. Itinerario ad anello con rientro per la Forcella Lavinal dell'Orso.
Proponiamo l'itinerario della Ferrata Anita Goitan in direzione est-ovest inclusa la salita al Jof Fuart. Come punto di appoggio dell'itinerario si considera il Rifugio Guido Corsi posto nella conca a sud del Jof Fuart. Il rifugio è raggiungibile da molti punti - Sella Nevea, lungo la strada tra Sella Nevea e Cave del Predil, da Cave del Predil stesso. Ipotizziamo la partenza da Sella Nevea siccome percorrendo l'itinerario completo si giunge alla Forcella Lavinial dell'Orso e si è in una posizione comoda per far rientro a Sella Nevea lungo un sentiero molto panoramico.
Fatta questa premessa, per raggiungere Sella Nevea si deve raggiungere il paese di Chiusaforte, posto a 20 minuti dall'uscita Carnia Tolmezzo nell'A23. Giunti a Chiusaforte seguiamo le indicazioni per Sella Nevea verso est. Passiamo il ponte e guidiamo per 20 Km fino al paese. Giunti al paese, seguiamo a sinistra fino a incontrare un ampio parcheggio con alcune paline del CAI dove lasciamo l'auto. Indicazioni per Google Maps disponibili qui.
Lasciata l'auto nel parcheggio (ca 1200m) seguiamo in salita i segnavia del CAI 625 che salgono piuttosto decisi nel bosco in direzione della Casera di Cregnedul che raggiungiamo senza particolari affanni. Proseguiamo in salita andando a piegare verso destra per aggirare il monte La Plagnota e tagliando il suo versante sudest a mezzacosta in direzione del Passo degli Scalini (2022 m). Oltrepassiamo il passo e tagliamo un vallone tra prati e sassi fino a incontrare un bivio: a sinistra scende il sentiero 626 dalla Forcella Lavinial dell'Orso. Questo sentiero lo utilizzeremo per il rientro. Noi proseguiamo dritti perdendo leggermente quota con il sentiero che si restringe. Alla nostra destra si stacca il sentiero 628 verso Malga Grantagar. Ignoriamo questo bivio e aggiriamo lo spallone roccioso del Campanile di Villico dove sono ancora visibili le postazioni della Grande Guerra scavate letteralmente al suo interno. Aggirato lo spallone siamo nella conca dove è posizionato il Rifugio Guido Corsi (1874 m - 2h 30' dal parcheggio) che raggiungiamo senza difficoltà. Nel 2019 il Rifugio Corsi è chiuso per ristrutturazione.
Dietro il rifugio prosegue il sentiero 625 che seguiamo per circa un quarto d'ora fino a un bivio segnalato:
Proseguiamo per meno di 5 minuti e incontriamo un secondo bivio segnalato:
Proseguiamo in ripida salita su misto di sassi e prato sotto le imponenti pareti dell'anfiteatro. Il sentiero inizia a inerpicarsi con i primi tratti su cengia a cui segue un canalino roccioso e dopo un ulteriore tratto tra sassi e prati raggiungiamo un nuovo bivio (2165 m - 40' dal rifugio):
Saliamo ora piegando verso sinistra tra roccia e prato e serve prestare attenzione ai segni rossi per raggiungere un nuovo canalino con alcune roccette fino a raggiungere la Forcella Riofreddo dove c'è l'attacco della Ferrata Anita Goitan (2240 m - 1h dal Rifugio Corsi - 3h 30' dal parcheggio). Madonna e targa commemorativa risalente alla Grande Guerra. Sul lato nord della forcella notiamo alcuni cavi arrugginiti in pessime condizioni. Da quel canalino scendeva un tempo il sentiero per il Rifugio Pellarini. Come indicato sulla roccia, questo sentiero non è più agibile.
Iniziamo salendo un ripido canalino roccioso non attrezzato con alcune roccette nella parte alta. Seguiamo l'ampia traccia e i segni rossi salendo a sinistra in direzione di un'evidente intaglio nella roccia - attenzione al fondo di ghiaina non sempre stabile. Percorriamo ora una cengia attrezzata con crescente esposizione verso sinistra. Percorriamo l'esposta cengia uscendone poi in salita verso sinistra con alcuni facili passaggi su roccette. Proseguiamo raggiungendo un canalino attrezzato. Lo risaliamo e proseguiamo su una nuova cengia fino a raggiungere la base di un nuovo canalino che ci conduce a un'evidente forcella. Sul versante opposto vediamo la Conca di Valbruna.
Dalla forcella seguiamo le indicazioni e riprendiamo a salire alcuni tratti attrezzati con i quali saliamo inizialmente verticalmente su una paretina e quindi una rampa a destra della forcella. Sempre su tratto attrezzato e non difficile saliamo aggirando uno spallone con ora in vista la sagoma della Madre dei Camosci. Per raggiungerlo dobbiamo scendere due canalini attrezzati ma su fondo scivoloso. Prestare attenzione nella discesa di entrambi. Iniziamo scendendo alcuni metri e proseguiamo sulla traccia. Scendiamo il primo, percorriamo un breve tratto di collegamento e quindi scendiamo il secondo budello. Raggiungiamo il canale che separa le due vette lungo il percorso.
Attraversiamo il canale e iniziamo a salire decisi su tratti attrezzati verso la Madre dei Camosci. Saliamo un primo tratto attrezzato appoggiato e quindi una placca verticale attrezzata con solide staffe metalliche. Proseguiamo nuovamente in verticale molto arrampicabile lasciandoci alle spalle il canale appena attraversato. Risaliti i tratti verticali ci troviamo ora su un panoramico tratto di sentiero che aggira la Madre dei Camosci su un'ampia e comoda cengia. Il panorama è stupendo tra guglie (qui l'Ago dei Camosci), pinnacoli in vicinanza e tutta la catena delle Giulie in lontananza. Sotto ben visibile il Rifugio Corsi lasciato circa 2 ore prima. Alcuni tratti della lunga cengia sono attrezzati nei punti esposti. Termina la lunga cengia e, dopo un tratto di sentiero di collegamento, raggiungiamo la via normale per il Jof Fuart che sale dalla Forcella di Mosè (2350 m - 1h 30' dall'attacco - 2h 30' dal rifugio - 5h totali).
A questo punto la salita per il Jof Fuart è opzionale. Per percorrerla si tiene la destra in salita seguendo i segni e gli ometti in pietra raggiungiamo l'anticima con croce e madonna e poco distante il punto più alto del Jof Fuart (2666 m - 45' dal bivio - 5h 45' totali).
Per proseguire l'itinerario rientriamo sui nostri passi in discesa fino al bivio e proseguiamo sulla Ferrata Anita Goitan. Noi teniamo la destra in direzione sudovest su sentiero che taglia la montagna e al bivio e iniziamo a scendere alcuni tratti ripidi di cui solo alcuni attrezzati su canalino, placca e cengia fino a raggiungere la Forcella Mosè (2271 m - 1h dalla vetta) col suo caratteristico gendarme. E' possibile a questo punto scendere per la normale al vicino Rifugio Corsi. Noi proseguiamo sul sentiero che riparte in salita con alcuni brevi tratti attrezzati avvicinandoci alla Cima di Castrein dove sono evidenti molti residui bellici. Ci sono postazioni, alloggiamenti, ricoveri, scalinate e camminamenti su quello che evidentemente era un punto d'osservazione molto importante sul confine. Con breve ma esposta deviazione è possibile raggiungere cime Castrein. Noi non lo consideriamo.
Iniziamo ora la discesa che avviene per ripidi pendii erbosi sui quali prestare molta attenzione. Giungiamo quindi al termine della Ferrata Goitan alla Forcella Lavinal dell'Orso (2138 m - 4h 30' dall'attacco inclusa la salita al Jof Fuart - 8h totali).
Dal bivio teniamo la sinistra in discesa lungo il vallone che senza difficoltà ci conduce all'innesto sul sentiero 625 percorso nell'avvicinamento (15' dal termine della ferrata). Teniamo la destra e percorriamo a ritroso il sentiero già percorso. Raggiungiamo il Passo degli Scalini e scendiamo fino a Sella Nevea quindi al parcheggio (2h 30' dal termine della ferrata - ca 11h totali).
La Ferrata o Sentiero Attrezzato Anita Goitan è un itinerario molto bello dal punto di vista paesaggistico con un punto di vista speciale del Jof Fuart, del Jof Montasio e del gruppo del Canin. L'itinerario è esposto ma mai difficile tecnicamente ad eccezione di un paio di passaggi in discesa vicino alla Madre dei Camosci. La salita è tuttavia lunga e colma un notevole dislivello oltre che una lunghezza non trascurabile quindi è consigliabile spezzarlo di due giorni eventualmente pernottando al Rifugio Corsi. Attenzione ai camosci e stambecchi, presenti in grandi quantità lungo il percorso, che tendono a smuovere sassi. Attrezzatura in buono stato.
La ferrata è dedicata alla memoria di Anita Goitan che fu un'alpinista e sciatrice triestina. La via è stata terminata nel 1973 ad opera del CAI di Trieste.
Il Sentiero Attrezzato Anita Goitan è un bellissimo itinerario che idealmente viene spezzato in due giorni per poter ridurre il dislivello in avvicinamento. Ci sono alcune interessanti opzioni di altri itinerari nella zona. Percorrendo un sentiero di avvicinamento diverso si potrebbe salire il Sentiero Attrezzato Re di Sassonia oppure in un itinerario di più giorni sul vicino Jof di Montasio si potrebbe percorrere la Ferrata Amalia, il Sentiero Attrezzato Leva o il Sentiero Attrezzato Ceria Merlone. Non lontano in linea d'aria, tuttavia sul versante della Val Dogna, si può salire al Monte Cavallo con la lunga escursione che include la Ferrata Norina.
Sempre da Sella Nevea è possibile intraprendere un'escursione sul versante opposto della valle in direzione del Canin dove sono presenti la Ferrata Julia e la Ferrata Grasselli.
Spostandoci invece a est in direzione del confine si può salire al Mangart per l'esposta Ferrata della Vita oppure la Ferrata Balze del Mangart.
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Filippo Rosi
28/03/2019 alle 15:09Bellissimo giro nelle Giulie. Fatto in due giorni abbinandolo al Sentiero Attrezzato Ceria Merlone il primo giorno e pernottamento in rifugio. Stupendo.