Relazione delle ferrate che salgono al Mangart nelle Alpi Giulie. Itinerario con partenza dal territorio italiano che sale inizialmente l'esposta ferrata italiana e quindi la ferrata slovena. Discesa per la via normale.
Il punto di partenza dell'itinerario della Ferrata Italiana alle Balze del Mangart è il largo parcheggio nei pressi dei Laghi di Fusine in provincia di Udine. Per raggiungere i laghi, si deve raggiungere Fusine Valromana, abitato vicino a Tarvisio. Si raggiunge Tarvisio con l'A23 e l'omonima uscita autostradale. Giunti a Fusine Valromana, noteremo sulla destra la deviazione per i Laghi di Fusine. Indicazioni per Google Maps disponibili qui.
Dal parcheggio seguiamo la strada che in falso piano verso sud prosegue in direzione del Bivacco Nogara. Ignoriamo la deviazione a destra per il Rifugio Zacchi (segnavia 512) e successivamente per l'Alpe Vecchia (segnavia 513). Dopo circa 45 minuti dal parcheggio, lasciamo la strada sterrata e teniamo a destra il sentiero 517A con indicazioni per il Bivacco Nogara. Il sentiero sale ora più deciso nel bosco e guadagniamo rapidamente quote. Usciamo dal bosco e saliamo su ghiaione con il Mangart ora bene visibile sopra i nostri occhi fino a raggiungere il Bivacco Nogara (1850 m - 2h 30' dal parcheggio). La parete su cui si sviluppa la Ferrata Italiana è ben visibile durante l'ultimo tratto dell'avvicinamento. Molto ripida e con intagli e grotte ben visibili.
L'itinerario proposto sale sia la Ferrata Italiana al Piccolo Mangart che successivamente la Ferrata Slovena. E' possibile salire al Mangart con la via normale che noi percorreremo in discesa. In caso di voglia percorrere una sola delle due ferrata, si può terminare l'itinerario con la salita per la via normale.
Seguendo le indicazioni con cartello sul bivacco e una scritta su sasso ci incamminiamo verso l'attacco della ferrata, posto a pochi metri dal bivacco. Ci accostiamo alla bastionata rocciosa e iniziamo a salire una serie di roccette in diagonale con alcuni balzi più marcati nel tratto intermedio. Dopo pochi metri ci apprestiamo a entrare in una fenditura nella roccia. All'interno dovremo seguire il cavo metallico che, rimontando un paio di balzi, ci porta a uscire da un buco posto nella parte alta della grotta.
Usciamo dall'intaglio nella roccia e ci troviamo a salire una parete rocciosa piuttosto verticale ma con buoni appigli sia naturali che artificiali. Inizia gradualmente ad aumentare l'esposizione, caratteristica di questa ferrata. In lontananza sono visibili i Laghi di Fusine da cui siamo partiti. Ci spostiamo verso sinistra percorrendo un facile traverso gradonato e quindi risalendo un primo colatoio.
Risaliamo il colatoio (attenzione al fondo un poco instabile) percorriamo un traverso in forte esposizione col quale aggiriamo uno spigolo. Ci sono buoni appigli ma siamo decisamente esposti. Ci troviamo in un secondo colatoio col cavo alla nostra destra ben gradonato che risaliamo utilizzando gli ottimi appigli naturali. Usciamo dal colatoio e seguiamo il cavo tra roccette verso sinistra. Ci troviamo ora alla base di un camino dove è possibile sostare. Affrontiamo il camino salendo sul lato sinistro utilizzando le staffe presenti. Usciamo dal camino, risaliamo un canalino con fondo instabile e di fatto terminiamo la prima metà della via.
Percorriamo un tratto di sentiero di collegamento fino a incontrare nuovamente le attrezzature metalliche che ci conducono su un terrazzino. Ci troviamo ora alla base di una parete verticale piuttosto povera di appigli dove alcune solide staffe metalliche ci aiutano a risalire i tratti più ripidi. Saliamo questa parete che gradualmente si restringe diventando un diedro nella parte alta e ci spostiamo su una stretta cengia verso sinistra alla base del passaggio più iconico della via: saliamo in verticale 4 metri con un paio di staffe e ci posizioniamo sotto un tetto roccioso che aggiriamo verso sinistra raggiungendo un esposto spigolo camminando per un paio di passi su staffe sospese nel vuoto. Traversiamo e aggiriamo lo spigolo col cavo che parte ripido in verticale. La parete è ben attrezzata con abbondanza di staffe ma l'esposizione è decisamente presente. Saliamo la parete verticale utilizzando i vari pioli e ci indirizziamo verso un nuovo tetto roccioso che aggiriamo questa volta da destra anche con l'ausilio di alcune staffe. Ci voltiamo un attimo per guardare l'esposto tratto percorso e proseguiamo su un traverso a destra col quale aggiriamo uno spallone roccioso.
Ci troviamo ora sotto una nuova parete verticale simile alla precedente. La salita è verticale nei primi metri e più appoggiata in quelli successivi. Le staffe presenti aiutano a risalirla piegando gradualmente verso destra. Percorriamo ora un facile traverso a sinistra con inizialmente buoni appigli per i piedi. Bruscamente si interrompono gli appigli e procediamo su un paio di pioli sospesi nel vuoto. Riprendiamo a salire in diagonale e siamo entrati nell'ultima sezione della via italiana.
Percorriamo una breve rampa a sinistra e ci troviamo alla base di una nuova parete verticale. Dopo i primi metri la via piega a sinistra e poi a destra sfruttando le debolezze della montagna. Guadagniamo metri e vediamo alla nostra destra gli escursionisti sul lato sloveno della Forcella del Mangart. Scendiamo verso sinistra pochi metri e percorriamo una cengia. Al termine della cengia i cavi ci incrociano e saliamo ora in diagonale sul bordo di una fessura. Scendiamo un paio di metri e ci troviamo alla base di un esposto diedro. Lo risaliamo e nuovamente percorriamo un esposto traverso col quale aggiriamo uno spigolo. Il passaggio è simile al precedente sia per tipologia di passaggi che per elevata esposizione. Proseguiamo a traversare a sinistra su una serie di passaggi ora non difficili e piuttosto appoggiati. Saliamo ancora alcuni metri per poi scendere alcune roccette e terminare la Via Ferrata Italiana (1h 30' dall'attacco -4h totali).
A questo punto tagliamo in discesa diagonale verso destra entrando in territorio sloveno. Giungendo nei pressi di Forcella Mangart teniamo la sinistra in leggera discesa fino a raggiungere l'attacco della ferrata slovena (2240 m -15' dal termine della ferrata italiana). La ferrata slovena è composta da due grosse sezioni. La prima risale una gola dove, stando inizialmente sul lato sinistro, guadagniamo quota relativamente facile e senza eccessive difficoltà né tratti di arrampicata. Raggiungiamo un tratto di sentiero su una cengia e quindi affrontiamo alcuni tratti verticali, rampe e di traversi fino a raggiungere alcune roccette e cenge non attrezzate. I tratti verticali sono da considerarsi di media difficoltà. Saliamo prestando attenzione al fondo detritico e raggiungiamo la vetta del Mangart con la sua grossa croce di legno (2677 m - 1h dall'attacco della ferrata slovena - circa 3h dall'attacco della ferrata italiana - ca 5h 30' totali).
Dalla vetta seguiamo la traccia di sentiero che inizialmente si indirizza verso la Cresta del Mangart (est) e dopo pochi minuti incontriamo un bivio (2530 m): dritto si prosegue per il crinale, a sinistra scende la via normale. Iniziamo la discesa tra roccette e ghiaia aggirando la parete nord del Mangart. I tratti più ripidi ed esposti sono attrezzati ma non difficili. Dopo circa 1 ora dalla vetta raggiungiamo un bivio in territorio sloveno: noi proseguiamo dritti per la Forcella del Mangart. Ignoriamo a destra la traccia per la Ferrata Italiana (con la parete ben visibile lungo il sentiero), attraversiamo il confine di stato e, seguendo le indicazioni, raggiungiamo il sentiero che, sotto Forcella Mangart, scende ripido in un vallone misto terra, sassi ed erba verso il Bivacco Nogara. Il sentiero, pur ripido, non presenta difficoltà e raggiungiamo il bivacco parzialmente nascosto da un grosso sasso. A questo punto percorriamo a ritroso il sentiero di avvicinamento fino al parcheggio (3h dalla vetta).
L'itinerario proposto è lungo e colma un buon dislivello. Entrambe le ferrate non presentano particolari difficoltà tecniche. Sono molto diverse tra loro tuttavia. La Ferrata Italiana sale una via decisamente verticale ed esposta che con l'abbondante utilizzo di staffe è da considerarsi di media difficoltà. La Ferrata Slovena è generalmente più appoggiata, sale per larghi tratti un colatoio ed è ben arrampicabile. Attenzione alla roccia levigata. Attenzione all'attacco della ferrata slovena che, in base alla stagione, può presentare un grosso tratto innevato.
La Ferrata al Mangart è un itinerario lungo che difficilmente lascia energie e tempo per essere concatenata a un altro itinerario nella stessa giornata. Un'opzione è di rimanere in zona dei Laghi di Fusine e salire in un giorno adiacente la vicina e impegnativa Ferrata della Vita. Nell'itinerario che proponiamo nel sito si raggiunge poi il Mangart lungo l'itinerario di cresta. Spostandoci in direzione del Jof di Montasio, tra gli itinerari che suggeriamo c'è la salita alla Ferrata Amalia, il Sentiero Attrezzato Leva e il Sentiero Attrezzato Ceria Merlone. Al Jof Fuart incontriamo la Ferrata Goitan e il Sentiero Attrezzato Re di Sassonia. Sul versante opposto di Sella Nevea, si può salire al Canin con la Ferrata Julia.
Gran bella ferrata in scenario grandioso! Alcuni tratti, gli appigli (risalenti al conflitto bellico) sarebbero da sostituire. Ferrata esposta per quasi tutto il tempo. Piccolo consiglio: Se volete risparmiare tempo nell’avvicinamento, salite con la macchina dal versante sloveno tramite la strada (a pagamento) che sale al Mangart, poi scendete al bivacco nogara in 30′, risparmierete un bel pò di strada.
Ferrata più impegnativa di quello che mi aspettavo. Verticale ed esposta con un paio di passaggi almeno da non sottovalutare. Bellissima l’escursione
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pandrake
22/08/2020 alle 22:29Escursione non banale. Partendo dal Lago Superiore di Fusine si tratta di 1700 metri di dislivello, circa metà dei quali sotto il sole, e due tratti in ferrata non brevi.
La ferrata italiana è interamente arrampicabile e dà molta soddisfazione. Risulta impegnativa dal punto di vista fisico e mentale, vista la continua esposizione. Alcuni passaggi, facendo a meno dei chiodi e delle staffe, sono probabilmente attorno al VI grado.
Ho poi continuato per via normale fino in vetta e disceso per la ferrrata slovena. Questa non presenta particolari difficoltà e risale la montagna sfruttandone interamente le debolezze. Si tratta quindi di un percorso che attraversa canalini e colatoi con fondo a volte sciolto, a volte viscido. Chi ha attrezzato, poi, deve aver scelto una filosofia “minimal”: attrezzaure in buono stato ma sempre carenti. Diversi tratti più semplici non protetti. L’unico punto più ostico è un salto di circa tre metri da arrampicare in libera senza cavo, comunque di difficoltà bassa, ma con fondo molto scivoloso. Non esattamente il tipo di ferrrata che prediligo.
Nel complesso un giro molto bello, per panorami e natura, ma che, per me, forse era ai limiti del troppo impegnativo.
Fabrizio Plesnizer
29/08/2019 alle 15:23Bellissima escursione in ambiente spettacolare e severo, l’ho percorsa ieri 28/08/19 per la terza volta. Vorrei aggiungere che a mio avviso la ferrata italiana andrebbe classificata come DIFFICILE in quanto pur essendo dotata di abbondanti staffe, pediglie e tacche scavate nella roccia è atletica e molto esposta. Richiede quindi una corretta sequenza dei movimenti ed uso delle gambe in diversi tratti per non sforzare eccessivamente le braccia. Preciso che questa è una mia opinione personale data dalla mia esperienza, grazie per l’attenzione.
Fabrizio Plesnizer
29/08/2019 alle 15:40Rettifica: ho scritto percorsa 3 volte per errore, in realtà è stata la quarta volta