Relazione della Ferrata del Chiadenis. Itinerario descritto con salita dalla Ferrata di Guerra (versante nordest) e discesa dalla Ferrata CAI Portogruaro (versante sudovest). Itinerario difficile, molto bello e con forte interesse storico. Alcuni passaggi impegnativi contraddistinguono la via.
Il punto di partenza dell'itinerario è situato lungo la Strada Provinciale 22 che collega Cima Sappada con le Sorgenti del Piave. Cima Sappada è circa 1 Km verso est rispetto al comune di Sappada posto lungo la strada che collega Veneto (Santo Stefano di Cadore) e Friuli (Comeglians). Dal centro di Cima Sappada parte una strada a sinistra con chiare indicazioni per le Sorgenti del Piave. Proseguiamo sulla strada asfaltata, a tratti stretta, che sale per 8 Km e termina al Rifugio Sorgenti del Piave. Prima di raggiungere il rifugio noteremo un ampio parcheggio al bordo strada dove è possibile lasciare l'auto per intraprendere l'escursione. Indicazioni per Google Maps disponibili qui.
La Ferrata del Chiadenis è l'abbinamento di due itinerari attrezzati:
E' possibile percorrere la via sia in entrambe le direzioni, tenendo in considerazione che si percorrerà sempre una ferrata in salita e una in discesa. Nel caso in cui intraprendiamo la via in direzione nordest-sudovest incontreremo i tratti più difficili e tecnici in salita. Nel caso opposto li incontreremo in discesa. In questa relazione consideriamo l'itinerario in direzione nordest-sudovest percorrendo quindi la Ferrata di Guerra in salita e la Ferrata CAI Portogruaro in discesa.
Fatta questa premessa per raggiungere l'attacco della via di salita si deve raggiungere il Passo del Cacciatore sul versante nord orientale del Chiadenis. Per la nostra relazione suggeriamo un itinerario di avvicinamento che permette di compiere un giro ad anello raggiungendo il Rifugio Calvi al rientro.
Dal parcheggio (ca 1800 m) scendiamo lungo l'asfaltata di un centinaio di metri fino a incontrare il cartello che indica il CAI 173 che si stacca con traccia evidente sui sentieri verso est. Il sentiero taglia i prati sul versante sud del Chiadenis fino a piegare gradualmente verso nord in direzione di un vallone roccioso. Seguiamo il sentiero che in costante e marcata salita piega deciso verso sinistra e ci conduce al Passo dei Cacciatori (2213 m - 1h 30' dal parcheggio) dove sono presenti diverse postazioni militari. Seguiamo il CAI 173 verso sinistra in falso piano fino a raggiungere un bivio dove terremo la sinistra in salita lasciando il CAI 173 che invece prosegue dritto. Seguiamo le indicazioni e raggiungiamo l'attacco della Ferrata del Chiadenis (2290 m - 1h 45' dal parcheggio).
Un'alternativa a questo avvicinamento consiste nel salire al Rifugio Calvi (come per il rientro) e salire a Passo Sesis dove, tenendo a destra il sentiero 173, si raggiunge il bivio per l'attacco della ferrata (1h 30' dal parcheggio). Lo svantaggio di questo avvicinamento è di percorrere lo stesso itinerario fino al Rifugio Calvi.
L'attacco della ferrata consiste in una rampa diagonale che aggira uno spallone roccioso. La salita è ben appigliata e si può salire agevolmente in arrampicata. Pieghiamo a sinistra salendo una rampa diagonale incontrando un caratteristico sasso incastrato che dovremo scavalcare. Ci portiamo sull'altro lato dove percorriamo un breve traverso in discesa in forte esposizione ma non difficile. Proseguiamo nella via giungendo alla base della linea di salita. Questa linea di salita è costituita da una serie di camini e canalini dove risaliremo prestando attenzione a non smuovere sassi che inevitabilmente rischierebbero di cadere lungo la via dove potrebbero salire altri escursionisti.
Il primo canalino è ben appigliato e riusciamo a salire agevolmente senza trazionare sulla corda. Salendo il canalino si stringe e la roccia diventa più levigata obbligandoci a procedere con maggiore attenzione alla ricerca dei pochi appigli e in alcuni casi utilizzando la corda per guadagnare alcuni passaggi altrimenti difficili. Il canalino iniziale si restringe e ci troviamo accerchiati per 3/4 dalle pareti rocciose in un camino da cui usciamo su un tratto più gradonato. Attenzione in un tratto di questo camino a zaini ingombranti che potrebbero creare difficoltà nel passaggio.
Usciamo dal camino e ci troviamo su un tratto con fondo ghiaioso dove è facile smuovere sassi. Proseguiamo in salita piegando verso sinistra superando alcuni sassi incastrati e balzi rocciosi non lunghi ma con roccia levigata che ci conducono verso un nuovo passaggio ostico. Ci troviamo alla base di un camino molto bello dove è necessaria una certa agilità per risalirlo. La fune è alla nostra destra ma molti appigli sono presenti sul lato opposto del camino e dovremo procedere in spaccata per risalirlo. Al termine del camino la fune prosegue verso destra e noi seguendola usciamo dal camino raggiungendo un terrazzino. Proseguiamo salendo alcuni balzi rocciosi verso sinistra fino a entrare nel terzo camino. Questo camino presenta, rispetto ai precedenti, alcune staffe utili sia per le mani che per i piedi.
Terminato il camino ci troviamo a percorrere un lungo tratto di cengia dove sono evidenti i resti e le testimonianze della Grande Guerra. La cengia è sempre protetta e corre lungo un tratto molto esposto in cui sono ancora presenti alcune trincee. Raggiungiamo un tratto di discesa chiuso nuovamente all'interno di un breve camino ben appigliato e di un ricovero di guerra. Proseguiamo in piano passando all'interno di un intaglio tra la parete e uno spuntone. L'intaglio è stretto e anche in questo frangente uno zaino ingombrante può creare problemi.
Raggiungiamo uno spigolo che è aereo ma ben gradino e raggiungiamo l'ultimo passaggio impegnativo della via di salita. Siamo all'interno di uno stretto diedro in cui il cavo scorre a destra e le staffe - ottimamente posizionate - sono presenti sul lato sinistro. La roccia è molto levigata e quindi conviene procedere utilizzando bene gli appoggi su entrambi i lati del diedro. Usciamo dal diedro e siamo agli ultimi passaggi che ci conducono al libro delle firme e alla croce di vetta del Chiadenis (2459 m - 1h 30' dall'attacco - 3h 15' totali).
La relazione della ferrata prosegue per il tratto attrezzato in discesa. Si prosegue lungo la cresta seguendo gli abbondanti segni in direzione sud dove incontriamo subito una parete da scendere piuttosto povera di appigli. La scendiamo con alle nostre spalle ben visibile la meta della nostra discesa: il Rifugio Calvi. Percorriamo un tratto di cresta non protetta. La cresta non eccessivamente stretta ma decisamente aerea. Si raggiungono quindi nuovamente le attrezzature. Scendiamo ora in modo più verticale su una parete abbastanza verticale. Si possono trovare gli appigli e la fune spessa da buona sicurezza in discesa. Scendiamo in diagonale verso sinistra e poi in verticale fino a raggiungere una cengia in discesa. Scendiamo perdendo rapidamente quota avvicinandoci al rifugio e alla sovrastante forcella. Ci troviamo ora al passaggio più impegnativo della discesa. Dovremo scendere una parete di circa 20-25 metri su placca levigata attrezzata con cavo, catene e alcune staffe dove si scenderà prevalentemente in aderenza. La placca termina all'interno di un diedro dove scendiamo e raggiungiamo un'altra parete liscia. La scendiamo e raggiungiamo un'esposta cengia erbosa che ci conduce al termine delle attrezzature sulla sella sopra il Rifugio Calvi (2209 m - 1h 30' dalla vetta - 4h 45' totali).
Scendiamo dalla sella per l'evidente sentiero che in breve (15') ci conduce al Rifugio Calvi (2167 m). Dal Rifugio Calvi si può intraprendere la discesa al parcheggio oppure un'interessante alternativa è salire alcuni metri e intraprendere l'escursione della Ferrata Sartor al Monte Peralba, eventualmente pernottando al rifugio. Nella relazione descriviamo la discesa che può avvenire seguendo inizialmente il sentiero e quindi la sterrata che porta alla strada asfaltata (45' dal rifugio) oppure percorrendo il Sentiero Attrezzato delle Marmotte che si ricollega poco prima della strada asfaltata. Dall'innesto sulla strada asfaltata teniamo la sinistra in discesa fino a raggiungere in brevissimo tempo il parcheggio (1h 15' dal termine della ferrata - 6h totali).
La Ferrata al Chiadenis è una ferrata molto interessante e a tratti difficile. L'ambiente è stupendo e mai eccessivamente battuto. La ferrata in salita presente due/tre passaggi impegnativi e la ferrata in discesa ne presenta a sua volta un paio dove è necessario prestare attenzione. A questo va aggiunta la cresta in un tratto non protetta. La ferrata è difficile, sebbene non eccessivamente, inserita in un itinerario veramente appagante. Molte le testimonianze della Grande Guerra (gallerie, trincee, ricoveri) lungo vari tratti del tracciato. Attenzione alla caduta dei sassi lungo i vari camini della sezione di salita della via.
Come anticipato nella relazione, la Ferrata del Chiadenis viene spesso abbinata alla vicina Ferrata Sartor al Peralba. La zona in cui si sviluppa la ferrata è al confine sia tra il Veneto e il Friuli, che tra l'Italia e l'Austria e infine tra il Cadore e il Carso. Queste zone sono ricche di stupendi itinerari tra cui segnaliamo nel Cadore il Sentiero Attrezzato d'Ambros, il Sentiero Attrezzato da Pra e il Sentiero Attrezzato Jau Tana. Proseguendo nel Carso incontriamo la Ferrata Cassiopea, la Ferrata Varmost e il Sentiero Attrezzato Olivato.
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pandrake
19/07/2020 alle 20:50Fatta oggi nell’ambito di un giro più grande che comprendeva anche la salita al Peralba tramite la Sartor.
Bellissimo avvicnamento tramite Passo dei Cacciatori, mi è sembrato un sentiero poco battuto e non ho incontrato nessuno. Salita molto bella e tecnica. Sempre arrampicabile. Unico patema stare attenti a non smuovere sassi, in particolare in 3 o 4 punti.
Ho saltato l’ascesa alla cima del Chiadenis perchè ero solo, il tratto non è protetto e non mi sentivo abbastanza esperto.
Discesa molto meno entusiasmante, a parte i primi passaggi tra ricoveri e fortificazioni: si perde quota abbastanza velocemente ma tutto il tratto centrale è un continuo camminare in discesa su terreno sciolto e non molto stabile. Qualche piccolo tratto in disarrampicata, fortunatamente, spezza la monotonia.
Alla fine la sorpresa: di nuovo un tratto più tecnico, su placca appena appoggiata e abbastanza levigata. Divertente, o forse ero io che non ce la facevo più a scendere per la ghiaia.
L’ho trovata abbastanza trafficata, sia in un verso che nell’altro.
Bellissimo panorama a 360°.
Filippo Rosi
24/03/2019 alle 07:57Bellissimo giro alle sorgenti del Piave. In due giorni abbinata alla Ferrata Sartor al Peralba. Bella questa ferrata sia nel lato di salita che di discesa.