Relazione dell'impegnativa escursione al Mangart salendo la Ferrata della Vita e percorrendo la lunga cresta est del Mangart. Itinerario lungo con elevato dislivello e molti tratti esposti in cresta. Panorami unici sulle Alpi Giulie. Itinerario con partenza dai Laghi di Fusine, lungo avvicinamento e salita a Forcella Segherza con la via ferrata. Lungo itinerario di cresta fino al Mangart e rientro ad anello dal Bivacco Nogara.
Il punto di partenza dell'itinerario della Ferrata della Vita al Mangart è il largo parcheggio nei pressi dei Laghi di Fusine in provincia di Udine. Per raggiungere i laghi, si deve raggiungere Fusine Valromana, abitato vicino a Tarvisio. Si raggiunge Tarvisio con l'A23 e l'omonima uscita autostradale. Giunti a Fusine Valromana, noteremo sulla destra la deviazione per i Laghi di Fusine. Indicazioni per Google Maps disponibili qui.
Lasciata l'auto nel parcheggio (937 m) proseguiamo oltre la sbarra lungo la sterrata con indicazioni per il Rifugio Zacchi. Proseguendo lungo la sterrata incontriamo in breve un bivio:
Alziamo lo sguardo a dritto a noi vediamo il Mangart, alla sua sinistra la cresta che lo collega al Piccolo Mangart e sotto di esso ulteriormente a sinistra la Forcella Serghezza, stretto intaglio a U, dove termina la via ferrata. Dopo circa 30 minuti dal parcheggio restando sulla forestale incontriamo un secondo importante bivio (1030 m):
Dopo pochi minuti la stradina si riduce a sentiero e iniziamo a salire ripidi nel bosco raggiungendo un bivio presso l'Alpe Vecchia (ca 1300 m - 1h 15' dal parcheggio) dove a destra si stacca il CAI 517, a sinistra il CAI 513 prosegue verso il Rifugio Zacchi, noi dritti seguendo sbiaditi bolli rossi e ometti saliamo in una pietraia. Prestare attenzione ora a non perdere la traccia e si guadagna rapidi quota entrando in un magnifico circo di pareti verticali. Salendo viene da chiedersi dove passerà la via con la pareti che incombono sopra le nostre teste. Raggiungiamo un nuovo bivio (20' dall'Alpe Vecchia) non segnalato con traccia e bolli rossi che scendono a sinistra per innestarsi a valle sul CAI 513 che sale dal Rifugio Zacchi. Noi proseguiamo dritti in salita sul ghiaione con segni sempre più esigui. Si deve individuare a sinistra una traccia che prosegue in direzione di un colatoio che oltre gli alberi ci porta alla base della linea che scende da Forcella Segherza. Proseguiamo su ripida e affannosa salita sul ghiaione fino a raggiungere il nevaio perenne, ora decisamente ridotto, che tagliamo da destra a sinistra. Percorriamo una stretta cengia con un paio di passaggi in discesa su cui disarrampicare e successivamente di salita su roccette raggiungendo l'attacco della Ferrata della Vita posto in un camino piuttosto stretto (ca 1750 m - 2h 45' dal parcheggio).
L'attacco è subito impegnativo: siamo alla base di un tetro camino con il cavo che sale a destra. I primi metri del camino, la fessura è troppo ampia per procedere in spaccata e risulterà necessaria una certa trazione sul cavo per guadagnare la parte centrale della strozzatura. Salendo la roccia si avvicina e ci sono maggiori appigli che potremo utilizzare per risalire. Termina il primo tratto e seguiamo un'esposta cengia attrezzata verso sinistra che ci conduce alla base di un secondo meno impegnativo camino. Risaliamo questa volta con meno difficoltà visti gli appigli e proseguiamo lungo la cengia che taglia la montagna verso sinistra. Visibili ora a sinistra in lontananza il Rifugio Zacchi e i Laghi di Fusine da cui siamo partiti circa 3h 30' prima.
Iniziamo a salire ora una serie di roccette e queste ci depositano su una cengia verso destra che taglia parallela alla precedente, alcune decine di metri sotto di noi. Ci incamminiamo nuovamente verso il colatoio che scende dalla Forcella Segherza. Seguiamo il tratto di sentiero e roccette in questo tratto non difficili con il cavo che serve principalmente da autoassicurazione senza effettivamente essere necessario per la salita.
Man mano che ci spostiamo verso destra ci avviciniamo a uno dei passaggi iconici della via. La cengia si interrompe e, in forte esposizione, incontriamo uno spallone roccioso dove inizialmente saliamo su un diedro per poi traversare a destra e aggirare lo spallone roccioso utilizzando anche alcuni vecchi infissi metallici per i piedi. Aggiriamo la spalla e iniziamo a salire verticali in forte esposizione lunga una linea di salita incontrando da subito un tetto roccioso e dove alcune staffe ci vengono in aiuto. Iniziamo a salire ora un diedro dove incontriamo oltre il cavo metallico anche una grossa catena e alcune staffe metalliche. Le staffe inizialmente presenti sul lato sinistro poi si spostano sul lato destra. Ci spostiamo gradualmente verso destra in forte esposizione per un ultimo tratto verticale con staffe. Superato l'aereo passaggio raggiungiamo una nuova stretta cengia verso destra. Percorrere la cengia non presenta problemi ma l'esposizione è notevole e sembra di volare sopra il nevaio attraversato nell'avvicinamento. Termina la cengia con un breve salto verticale con staffe molto utili e incontriamo subito una nuova cengia verso sinistra.
Termina la cengia e il cavo sale verticale aggirando un tetto roccioso sulla sinistra e salendo nuovamente verticale. Saliamo una scaletta metallica con la quale rimontiamo uno spanciamento della roccia. Percorriamo un esposto traverso a sinistra in leggera salita. Il cavo parte nuovamente in verticale per alcuni metri oltre i quali terminano momentaneamente le attrezzature. Alla nostra destra è ben visibile il Piccolo Mangart di Coritenza. Attenzione in questo tratto che non è protetto e, come molti altri, esposto. Si deve prestare attenzione per seguire la traccia della via di salita non segnata. Alla nostra destra spunta anche la rossa sagoma del Bivacco Tarvisio in lontananza. Saliamo ora la traccia di sentiero che ci conduce alla Forcella di Sagherza (segnavia CAI) e, tenendo la destra si segue la traccia fino a raggiungere il Bivacco Tarvisio (2160 m - 1h 45' dall'attacco - 4h 30' dal parcheggio).
Si hanno principalmente 3 opzioni di rientro, tutte di un certo impegno e difficoltà:
Rientrare per la Ferrata della Vita è probabilmente l'opzione meno lunga e impegnativa ma anche meno appagante. La seconda opzione proposta, ovvero raggiungendo la Ponza Grande, richiede una buona dose di esperienza. L'itinerario di svolge in cresta con molti passaggi esposti e non protetti. Le attrezzature, dove presenti, non sono in buono stato e alcuni passaggi sono decisamente esposti, in particolare la salita e la discesa alla Veunza richiedono passo fermo e assenza di vertigini. Se si decidesse di procedere lungo questo itinerario può essere utile procedere in conserva per alcuni tratti. Giunti alla Ponza Grande si scende al Rifugio Zacchi (ca 7h dal Bivacco Tarvisio).
L'opzione che presentiamo per il rientro è lunga e con passaggi di cresta, ma meno impegnativa della cresta alla Ponza Grande. Infatti dal Bivacco iniziamo a seguire la traccia verso sudovest che ci porta in vetta al Piccolo Mangart di Coritenza (2333 m) con passaggi che ci fanno guadagnare rapidamente quota. Alcuni passaggi verticali (ad esempio presso la Mala Forca) sono attrezzati con funi in buono stato. Proseguiamo ora lungo un bel tratto di cresta lungo il confine italo-sloveno dal quale è possibile vedere le cime delle Alpi Giulie in territorio sloveno: lo Javolec e il Triglav in particolare svettano sul versante orientale della cresta. Imponenti i precipizi sul versante sud del Mangart. La cresta è abbastanza esposta ma mai eccessivamente difficile e cala di difficoltà nella seconda parte man mano che ci si avvicina alla vetta del Mangart. Lungo la cresta incontriamo alcuni passaggi attrezzati verticali quindi consigliamo di mantenere l'imbraco anche al termine della ferrata. Raggiungiamo così un bivio (2485 m - 2h 45' dal termine della ferrata). Possibilità a sinistra di salire in vetta al Mangart.
La discesa più rapida avviene tenendo la destra al bivio e aggirando la parete nord del Mangart per la via normale (brevi tratti attrezzati). Raggiungiamo Forcella Mangart (2166 m) e quindi seguendo i segni si scende sul versante italiano per la via normale che ci conduce al Bivacco Nogara (1850 m - 1h 30' dal bivio). Dal bivacco si segue il segnavia 517A in discesa fino a innestarci nella sterrata percorsa nell'avvicinamento. Quindi si rientra al parcheggio (1h 15' dal Bivacco Nogara - 5h 30' dal termine della ferrata - ca 10h totali).
L'itinerario proposto è decisamente un itinerario interessante, vario, impegnativo, esposto. Ha un mix di caratteristiche che lo rende coinvolgente sotto tutti gli aspetti. La ferrata al suo interno è un pezzo importante dell'escursione ma l'intera via è molto più complessa nel suo sviluppo. Dopo il lungo avvicinamento e la salita con la ferrata al Bivacco Tarvisio, si potrebbe valutare di pernottarvi e spezzare l'escursione in due giorni. Raggiungere il Mangart lungo la cresta è consigliabile solo con tempo stabile visto i vari passaggi esposti. Attenzione lungo la cresta a non farsi deviare dai segni sloveni che ci faranno perdere quota. Il lungo rientro ha come punto d'appoggio sia un rifugio in territorio sloveno sotto il Mangart (Koca Na Mangartskem) che il Bivacco Nogara. Itinerario da percorrere con buon allenamento. Ferrata impegnativa, esposta e non banale.
Per i tratti molto difficili di questa via ferrata, può essere utile leggere l'articolo che abbiamo preparato su "Come sostare lungo una Via Ferrata".
Questa via ferrata fu installata negli anni Venti dai reparti alpini addetti al controllo del confine con l'allora Ex-Jugoslavia. Il nome con cui venne conosciuta allora era “via della Morte” anche a causa, negli anni seguenti alla Seconda Guerra Mondiale, delle morti di profughi che senza adeguata attrezzatura cercavano di varcare il confine in direzione dell'italia. La via fu ristrutturata sia negli anni ’40 che nei primi anni ’80 quando venne cambiato il suo nome in “Via della Vita”. Percorrendo in parte colatoi, sono frequenti le scariche di sassi e spesso necessita di manutenzione ordinaria e straordinaria.
Sempre partendo dai Laghi di Fusine si può raggiungere le pendici del Mangart e salire la Ferrata Italiana e Slovena. Spostandoci più a ovest raggiungiamo il Jof Fuart e il Jof di Montasio dove ci sono molti itinerari attrezzati. Segnaliamo la Ferrata Amalia, il Sentiero Attrezzato Leva, il Sentiero Attrezzato Ceria Merlone, la Ferrata Anita Goitan e il Sentiero Attrezzato Re di Sassonia. Spostandoci più a sud incontriamo la Ferrata Grasselli e Julia nel gruppo del Canin.
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naintiis
12/08/2019 alle 08:54Effettuata in Agosto 2018; arrivato all’attacco un cartello segnalava che la ferrata fosse chiusa. Se si decidesse di continuare, segnalo che la stessa era ben manutentata ed in ottime condizioni. La discesa in direzione Mangart richiede molta attenzione a causa di traccia mal segnalata e tratti sdrucciolevoli ed esposti; è consigliabile effettuarla con ottime condizioni meteo se non si è stanchi