Il percorso di salita alla vetta dell’Isola di Tavolara è uno dei percorsi più sorprendenti che possa capitare di percorrere in Sardegna. Le caratteristiche che lo rendono unico sono diverse, a cominciare dal fatto che si ha la sensazione di effettuare una vera salita alpinistica in mezzo al mare. L’isola ha infatti una orografia talmente verticale e affilata che i panorami sono sempre emozionanti e la vetta – se non è avvolta dal suo cappello di nuvole, per niente raro – offre una vista che ripaga ampiamente dalle fatiche della lunga salita. La tratta finale della salita, protetta da corde fisse, suggerisce di affrontare questo percorso con una buona esperienza in progressioni di questo genere.
Il punto di partenza dell'itinerario è nei pressi del molo dove attraccano le barche che giungono all'isola di Tavolara di fronte a Olbia e alla Gallura. Si prende il battello da Porto San Paolo che in breve ci porta all'isola (per gli orari clicca qui).
Indicazioni per Google Maps disponibili qui.
Dal molo di sbarco si segue il sentiero a destra, lungo costa, superando gli edifici di alcuni ristoranti e bar. Dopo 120 metri si accede ad un tratto di spiaggia che va seguita ancora fino al suo termine dove, tra alcuni scogli, si inerpica una traccia di sentiero. Dopo un centinaio di metri questa traccia si innesta in un sentiero più ampio ed evidente che andrà seguito verso destra (sud-est) per ulteriori 80 metri, cioè fino ad individuare una traccia minore che si stacca a sinistra e abbandona il bel sentiero proprio in corrispondenza di un grosso leccio tra la macchia. La traccia si inerpica via via più ripida, stretta fra la macchia e i radi alberelli per raggiungere (dopo 120 m di dislivello – 40' dal molo) il primo fronte roccioso dove alcune corde fisse aiutano nel superamento dei passaggi più pietrosi.
Raggiunto il culmine del primo grande terrazzamento il sentiero cambia direzione e inizia a condurre verso nord. In breve si attraversa perpendicolarmente una vasta pietraia e si continua più o meno lungo la curva di livello, alternando falsopiani con qualche salita più moderata. In breve si perviene ad una sequenza di altri facili passaggi su roccia (corde fisse) fin quando non si raggiunge un ampio terrazzo sospeso (446 m - 1h 40') dopo il quale inizia la ferrata.
Da questo punto, nella vertiginosa parete che conduce alla cresta, si staccano due vie di salita, entrambe esposte e protette da corde o cavi d’acciaio. Il percorso qui suggerito sale lungo la via più a nord e ridiscende dall'altra.
Dal terrazzo si traversa verso sinistra in lieve salita, e dirigendo verso un ampio anfiteatro si supera una pietraia, fino a raggiungere un caratteristico albero proteso sul vuoto. Da qui si riprende a salire su placche rocciose appoggiate fino ad uno sperone, apparentemente non superabile, dove si trovano le prime tratte protette da cavo d’acciaio. Seguono alcuni passaggi su roccia non particolarmente impegnativi ma dove è assolutamente necessario proteggersi con imbragatura e longe da ferrata. Anche l’uso del casco è utile giacché la caduta di pietre è frequente, soprattutto se sul percorso si trovano altri escursionisti.
Al termine della breve tratta protetta da cavo si prosegue a vista verso le creste, sempre lungo i declivi rocciosi. Una volta in cresta (2h 15') si traversa verso sinistra (nord-est) per raggiungere la Punta Cannone (565 m - 2h 30' totali - ca 1h dall'inizio della ferrata), riconoscibile da lontano per la presenza di una madonnina.
Per rientrare si ridiscende dalla vetta lungo lo stesso percorso fatto per salirvi, fino alla cresta sud, cioè il grande arco che si trova tra Punta Cannone e Punta di Lucca. Qui occorre individuare alcuni segnali (freccia rossa e ometti di pietre non facilmente visibili) che indicano un varco roccioso dove ha inizio la via di discesa, interamente attrezzata con cavi d’acciaio fino a raggiungere il grande terrazzo erboso già percorso durante la salita.
Il resto della discesa non porrà dubbi dato che si ripercorre a ritroso lo stesso ripido sentiero effettuato per l’avvicinamento. Rientro complessivo in circa 2h per un totale dell'escursione di circa 4h 30'.
La ferrata è magnifica dal punto di vista paesaggistico e, sebbene non difficile, non deve essere presa sotto gamba. L'esposizione è presente tutta e il dislivello da percorrere richiede un buono stato di forma. Nei tratti difficili ci sono attrezzature metalliche che aiutano.
La discesa dalla vetta richiede circa due ore, e occorre tenerne conto per non perdere il traghetto di rientro, soprattutto nelle stagioni in cui l’ultima corsa per Porto San Paolo viaggia in orari pomeridiani.
L'isola di Tavolara offre alcune opportunità di arrampicata su vie lunghe in un ambiente suggestivo. La Ferrata a Punta Cannone era affiancata dalla Ferrata degli Angeli. L'attacco a questa via è stato smantellato nel 2018 e se ne sconsiglia la percorrenza.
Tuttavia non ci sono altre vie ferrate. Se si desidera un'altra via ferrata si può puntare da Porto San Paolo verso la Ferrata di Badde Pentumas, la Ferrata del Castello di Medusa, la Ferrata di Giorrè, la Ferrata Regina oppure la Ferrara del Cabirol. Spostandoci invece verso sud incontriamo le Ferrata di Gutturu Xeu e del Pan di Zucchero in provincia di Carbonia Iglesias.
Relazione a cura della Guida Escursionistica Corrado Conca (www.corradoconca.it), autore della Guida "Il top del trekking in Sardegna".
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Sergio Vecchi
04/01/2020 alle 17:59Come per la vicina ferrata degli angeli, il panorama è stupendo e la salita non è banale nè difficile. Il giro è piacevole e serve un minimo di dimestichezza in particolare per il fondo non sempre stabile. Consigliatissima.