La Ferrata al Corno del Grevo è una via attrezzata tra le più impegnative del panorama alpino. La via è caratterizzata da una forte esposizione lungo tutto il percorso che si sviluppa su una frastagliata cresta che risale il Corno del Grevo da ovest. La ferrata è ricca di diverse tipologie di passaggi, poca attrezzatura artificiale e richiede ottima preparazione fisica. L'ambiente in cui si sviluppa è severo e generalmente poco battuto quindi da riservare a escursionisti molto esperti e ben preparati.
Il punto di partenza è il parcheggio nei pressi di Malga Licino. Per raggiungere questa malga, si deve risalire la strada per la Val Camonica in provincia di Brescia., si segue per Cedegnolo e prendiamo a destra la strada per Valle (15 Km). Giunti a Valle proseguiamo in salita in direzione dell'uscita del paese dove proseguiamo dritti seguendo i cartelli marroni per Località Rasega e Forami. Proseguiamo su questa stretta strada fino alla fine dell'asfaltata in prossimità di un ponte dove parcheggiamo.
Indicazioni per Google Maps disponibili qui.
Dal parcheggio seguiamo il sentiero CAI 15 che ci porta alle Scale di Adamè, salite le quali siamo al Rifugio Lissone (2000 m - 45' dal parcheggio) in un bellissimo contesto. Dietro il rifugio noteremo una traccia che sale sui mughi in direzione sudest. Seguiamo questo sentiero (CAI 24) che conduce verso il Passo di Forcella Rossa. Salendo ripidamente vedremo sulla sinistra il massiccio del Corno di Grevo e la cresta ovest oggetto della ferrata. Proseguiamo sul sentiero fino a un bivio segnato su una roccia: a destra prosegue il CAI 24 mentre a sinistra ci incamminiamo verso la Ferrata del Corno di Grevo. Noi teniamo la sinistra. Attenzione a questo punto perchè se non si nota la deviazione sulla roccia si rischia di proseguire verso la forcella da cui `è possibile salire al Corno del Grevo dalla Via Normale.
Al bivio sulla roccia quindi teniamo la sinistra e seguiamo un sentiero su erba che conduce all'attacco della ferrata segnato con targa bianca a fianco di una ex galleria militare (1h dal rifugio - 1h 45' totali).
Partiamo risalendo una bella placca verticale con buoni appigli. Questa breve placca ci porta subito verso lo spigolo che caratterizzerà la salita. Iniziamo ora a procedere lungo l'esposto spigolo che mostra subito le caratteristiche tipiche di questo difficile itinerario: esposizione, difficoltà tecniche e ambiente severo. Procediamo in salita sullo spigolo col cavo (non sempre teso) che scorre sul filo sinistro della cresta. Dopo questi metri troviamo uno spigolo dal quale scendiamo leggermente fino a una forcellina oltre al quale percorriamo una breve cengia. Proseguiamo cercando di individuare a seconda del caso quale versante del filo di cresta convenga tenere durante la salita. Proseguendo giungiamo nei pressi un singolare pilastro sulla nostra destra che potremo usare come appoggio per le meni mentre procediamo sempre seguendo fedelmente la cresta. Lungo la cresta incontriamo un primo balzo un po' difficoltoso: dobbiamo rimontare una sporgenza con il cavo che passa quasi sopra la nostra testa e quindi con scarsa possibilità di usarlo per aiutarci nella salita. Per procedere dovremo cercare di usare le gambe per rimontare quel mezzo metro necessario ad afferrare la parte alta della sporgenza e proseguire. Percorriamo una breve cengia e riprendiamo la salita lungo l'esposto filo di cresta sul versante destro fino a un passaggio nel quale rimonteremo un tratto verticale e ci portiamo a sinistra. Percorriamo un tratto abbastanza piano e ci portiamo sotto una parete abbastanza verticale che rimonta un gendarme e ci porta in cresta. Proseguiamo sull'aerea cresta fino ad aggirare una sporgenza sul versante sinistro risalendo una ripida placca ascendente. Questo è un tratto impegnativo per povertà di appigli e dovremo trazionare il cavo. Proseguiamo ora lungo alcune fessure rocciose che caratterizzano la cresta oltre le quali si deve percorrere un tratto di discesa su placca inclinata.
Giungiamo a una stretta forcellina erbosa oltre la quale la cresta riparte ripida ed esposta come prima. La roccia, pur essendo frastagliata, in alcuni casi non sarà così facile da arrampicare e ci si dovrà aiutare col cavo per rimontare questo primo esposto tratto. Salito questo tratto si può prendere un attimo fiato per poi proseguire in un tratto pianeggiante. Si riparte in traverso sul filo sinistro della cresta. Rimontiamo una breve parete inclinata e continuiamo sulla cresta del lato destro senza particolari difficoltà fino a rimontare un'insidiosa parete verticale con pochi appigli in cui dovremo tirare per risalirla. Proseguiamo su un breve tratto di ampia cresta e ci troviamo sotto un camino. Il camino si affronta inizialmente come un diedro essendo la fessura centrale ancora abbastanza stretta. Man mano che si sale questa si allarga e ci si passa letteralmente attraverso (attenzione a zaini larghi e ingombranti). Sbuchiamo sul versante opposto della frattura dove, in forte esposizione, saliamo di un paio di metri prima di affrontare un tratto in diagonale. Risaliamo un breve diedro fuori dalla quale c'è un tratto di cengia ascendente particolarmente esposta. Aggiriamo uno spigolo e ci troviamo nei pressi di un traverso molto esposto. Il traverso ci offre inizialmente un minimo spazio per i pedi dove riusciamo a procedere, poi scendiamo di un metro sull'erba e affrontiamo la parte chiave del traverso. Il traverso rimonta verso destra una parete liscia in cui ci servirà buona forza e si incontrano alcune staffe per procedere. Questo tratto è impegnativo e serve buona forza per riuscire a procedere soprattutto perché il cavo tende in alcuni punti a essere un po' lasco. Giungeremo quindi a un terrazzino erboso dove riposarsi prima di ripartire e concludere il tratto diagonale.
Siamo ora sotto un lungo diedro. Come in altre parti di questa ferrata si può provare a procedere arrampicando in alcuni tratti e in altri ci si trova con pochi appigli e si procederà anche trazionando il cavo. Questo lungo diedro è abbastanza fisico e conviene uscirne rapidamente. Usciti dal diedro procederemo alternando brevi tratti diagonali e altri più verticali comunque sempre a livello di difficoltà sostenuta. Giungiamo a un terrazzino roccioso dove prendere fiato prima di una nuova placca abbastanza liscia che ci riporta in cresta. Il tratto è aereo e si procede letteralmente a cavallo dello spigolo di cresta, ora particolarmente levigata. Bisogna far fede sulle ultime energie rimaste e procede per rimontare questa ultima costola non priva di difficoltà. Terminato questo difficile tratto siamo su una cengia in parte rocciosa e in parte terrosa che corre sul lato destro della cresta. Rimontiamo un breve tratto verticale e ci troviamo a un'altra forcellina. Qui per risalire una breve sporgenza possiamo cercare una maniglia sopra di essa. Trovata riusciremo più agilmente a sganciare i moschettoni e proseguire sulla placca sopra. Siamo quasi alla fine della via ma la concentrazione ora è fondamentale perché alcuni tratti sono ancora insidiosi. Risaliamo una breve parete con pochi appigli portandoci nuovamente sul filo di cresta dove dovremo risalire a tratti a destra a tratti a sinistra del filo in fortissima esposizione. Ci troviamo ora su un terrazzino roccioso dove prima risaliamo e poi discendiamo uno sperone oltre il quale scavalchiamo la cresta e ci troviamo sotto un diedro breve ma estremamente povero di appigli. Sarà fondamentale utilizzare bene le gambe per trovare un appiglio sul versante destro del diedro guadagnando così un metro e giungere a una provvidenziale maniglia. Risaliamo il diedro utilizzando il cavo e ne usciamo in diagonale verso destra fino a incontrare un altro breve diedro questa volta più appigliato del precedente. Usciamo dal diedro, passiamo attraverso una fessura tra la cresta e un pilastro ci troviamo ad aggirare sul versante sinistro della cresta una lama rocciosa sporgente. Inutile sottolineare la forte esposizione in cui siamo adesso mentre rimontiamo l'ultima parete verticale. Scavalchiamo la cresta riportandoci sul versante destro, saliamo l'ultimo balzo e siamo sul prato sommitale dove lungo una non difficile cresta sassosa terminano le attrezzature di questa stupenda, impegnativa ed estremamente difficile ferrata al Corno del Grevo in prossimità della croce di vetta (2827 m - 3h dall'attacco - 4h 45' totali).
La discesa della ferrata inizia poco lontano da dove terminano le attrezzature di salita. Si deve scendere lungo il versante sud utilizzando a tratti fune e catena poi su tratti di roccette. Si alternano alcuni tratti di salita e discesa (II grado in salita) di cui alcuni abbastanza difficili e in cui è necessario prestare particolare attenzione (segnavia bianco-rossi 24). Giungeremo in circa 40 minuti al Passo del Forcellino Rosso dove terremo la destra per discendere in direzione del Rifugio Lissone. La discesa è per lungo canalino franoso e serve molta prudenza (e son consigliati i bastoncini telescopici). Scendendo il canale giungeremo al bivio che abbiamo raggiunto nell'avvicinamento. Da quel punto a ritroso per il sentiero percorso precedentemente fino al rifugio e quindi al parcheggio (2h 30' dalla vetta - 7h 15' totali).
La roccia di cui è composta questa cresta è solida e granitica. Ovviamente questa solidità e la sua ruvidità giocano a favore di una buona arrampicabilità tuttavia la roccia è non sempre ricca di appigli evidenti e alcuni tratti dovremo percorrerli in aderenza tirando sul cavo. Potrebbe essere un'opzione portare con sé scarpette da arrampicata per aumentare l'aderenza nei tratti maggiormente impegnativi.
La ferrata è varia, ricca di passaggi difficili dove è necessario studiare la soluzione migliore. Troveremo nel percorso un difficile traverso e un paio di diedri impegnativi assieme a molti tratti verticali. Detto questo, la nostra compagna di salita dai primi agli ultimi metri sarà la costante esposizione.
Il cavo è stato ammodernato nel 2017 ed è migliore di quello precedente. Tuttavia la chiodatura della ferrata presenta fittoni abbastanza distanti tra loro e questo risulta in un cavo abbastanza mobile. Vista la distanza tra i fittoni potrebbe essere un'opzione portare con sé un cordino per un nodo Prusik assieme a un fittone per maggiore sicurezza in alcuni tratti.
La via non presenta vie di fuga e quindi è necessario percorrerla in condizioni fisiche, psicologiche e meteorologiche tali da consentire di portare a termine l'intero giro.
Ultima nota, nell'avvicinamento la deviazione per l'attacco della ferrata è disegnato su un sasso. Se ci fosse nevischio o nebbia serve attenzione per individuare la traccia visto che potrebbe essere non visibile a prima vista.
Per i tratti molto difficili di questa via ferrata, può essere utile leggere l'articolo che abbiamo preparato su "Come sostare lungo una Via Ferrata".
La Ferrata del Corno del Grevo è una ferrata difficile e lunga che non lascerà molte energie né tempo per concatenare un'altra escursione lo stesso giorno. Tuttavia, la zona dell'alta Val Camonica è ricca di itinerari attrezzati per tutte i livelli di difficoltà. Vicino alla Ferrata del Grevo, si può optare per la Ferrata Terzulli all'Adamello (itinerario alpinistico) oppure la Ferrata al Pizzo Badile Camuno. Scendendo verso il Lago di Idro potremmo optare per l'atletica Ferrata del Fregio e la Ferrata delle Ginestre oppure per la Ferrata Crench. Salendo invece a nord est verso il Passo del Tonale possiamo percorrere la Ferrata del Sentiero dei Fiori e il Sentiero Attrezzato degli Alpini a Punta d'Albiolo.
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rista.mr
01/10/2020 alle 17:32Ubicata in luogo straordinario e a dir poco bellissimo la ferrata è proprio la ciliegia sulla torta. Sentiero d’avvicinamento abbastanza lungo e ripido ma offre dei panorami magnifici. La ferrata abbastanza atletica e esposta ma credo che si sa già alla partenza a cosa si va incontro. Finita la ferrata si può salire in cima arrampicando per una 20 di metri. In complesso una delle più belle vie ferrata mai fatte!
Filippo Rosi
10/03/2019 alle 10:16Magnifica ferrata. Difficile il giusto, lunga, esposta e alpina. Questa via regala sempre super emozioni. Da fare e rifare