Relazione della lunga Ferrata Costantini alla cima Moiazza Sud. Itinerario unico nel suo genere per dislivello, durata e lunghezza. All'interno dell'itinerario incontriamo una serie di passaggi impegnativi molto vari tra di loro. Passaggi in cresta e in cengia esposti e non protetti. Itinerario da pianificare con cura e da percorrere se ben allenati e con esperienza di ferrate e di escursioni in alta montagna.
Il punto di partenza dell'itinerario è il Passo Duran in provincia di Belluno che collega Dont in Val Zoldana con Agordo in Val Cordevole. Raggiunto il passo si parcheggia nel piazzale antistante il Rifugio Tomè al Passo Duran. Indicazioni per Google Maps disponibili qui.
Partiamo da una premessa doverosa. L'itinerario della Ferrata Gianni Costantini è notevole sotto molteplici punti di vista. Oltre 1200 m di dislivello, lambendo quasi i 3000 m della vetta della Moiazza Sud percorrendo una delle ferrate più lunghe in termini di dislivello e durata di tutto il panorama italiano farcita al suo interno di passaggi impegnativi. Questa premessa è per mettere sotto la giusta luce questa magnifica escursione che deve essere pianificata con cura in relazione al meteo, alla preparazione fisica di chi la percorre e non ultimo al partire presto.
Dal Passo Duran (1605 m) dovremo innanzitutto raggiungere il Rifugio Bruto Carestiato (1834 m) seguendo il sentiero 549 seguendo le abbondanti indicazioni e la maestosa parete del Sass de Duram, propaggine meridionale del Gruppo della Moiazza. Il sentiero sale con pendenza costante e mai eccessiva sul versante sud del gruppo. Ignoriamo la deviazione (bollo rosso) che devia a destra per il percorso alpinistico della Cengia Letizia e proseguiamo sull'ampio sentiero tra pini e mughi fino al rifugio (45' dal passo). Dal rifugio è possibile individuare a vista il vicino attacco della ferrata grazie a un inconsueto grosso quadrato rosso dipinto sulla parete. Percorriamo il breve sentiero di collegamento tra il rifugio e l'attacco e siamo sotto la maestosa parete da risalire a fianco della targhetta metallica con ha inizio la Ferrata Costantini (ca 1h dal parcheggio).
La prima sezione della via è una lunga traversata diagonale che metterà subito l'escursionista. I primi 50 metri sono caratterizzati prevalentemente da un lungo traverso verso sinistra con pochi e piccoli appigli con i quali saliamo in diagonale prima in direzione di un diedro a 90 gradi che percorriamo uscendone in forte esposizione e poi proseguiamo sul traverso. Fondamentale in questi primi 50 metri dosare bene le forze andando ovunque possibile alla ricerca dei piccoli appigli per i piedi per evitare di sforzare troppo le braccia in vista della lunga salita. Si prosegue raggiungendo una strettissima cengia che, in marcata esposizione, ci porta ulteriormente verso sinistra. Affrontiamo ora un tratto di via dove alterniamo brevi placche appoggiate, alcuni facili balzi verticali e cenge che ci conduce a un tratto di roccette prive di difficoltà. Procedendo sempre in direzione sinistra raggiungiamo segnalato da una parete giallastra e un bollo rosso un traverso che vien considerato il passaggio chiave della via. Il traverso sale in diagonale a sinistra lungo una placca di roccia unta tuttavia con alcuni appigli per i piedi che ne riducono di molto la difficoltà. Si completa senza indugiare eccessivamente il traverso in breve e incontriamo due pioli dove eventualmente poter sostare prima di iniziare a salire verticalmente la seconda sezione della lunga via (1h 15' dall'attacco).
La ferrata cambia carattere in questo tratto e procede decisa verticale con l'ausilio di staffe e pioli metallici lungo una parete verticale e piuttosto liscia che sale per circa 60 metri. Molto esposti i primi 20 metri poi si piega verso destra e la roccia diventa più gradonata. Saliamo ancora in verticale, facciamo un breve salto per attraversare una stretta gola e dopo alcuni metri di roccette verticali raggiungiamo un tratto di sentiero che ci conduce alla Pala del Belia (2295 m - 1h 45' dall'attacco) segnalata da una targhetta metallica.
Iniziamo una nuova sezione della via che attacca con un traverso a sinistra e una paretina con discreti appigli ma decisamente esposta. Pieghiamo verso sinistra e ci portiamo all'interno di un canalone chiuso tra imponenti pareti verticali. La salita qui è priva di difficoltà tecniche e di fatto è una lunga serie di roccette appoggiate da salire. La roccia è ben frastagliata e la fune corre sul lato debole della salita permettendoci di salire senza affaticare le braccia. Raggiungiamo un passaggio verticale più impegnativo dove un paio di pioli aiutano a salire questo balzo di circa 6-8 metri. Usciamo dal tratto attrezzato e, attorniati da panorami via via più affascinanti, percorriamo una cengia non protetta verso destra. La salita ora è più aperta e saliamo prima una paretina verticale con buoni appigli a cui segue una placca ben appigliata. Percorriamo una prima cengia e nuova serie di balzi non difficili per giungere a una seconda esposta cengia. Ci troviamo sotto un camino non particolarmente impegnativo che ci conduce a Cima Cattedrale (2557 m - 2h 30' dall'attacco).
Ripartiamo seguendo la freccia rossa sulla parete verso sinistra. Saliamo un primo balzo e poi su sentiero vediamo dritto a noi il proseguo della via che ci condurrà sulla cresta. Seguiamo una serie di cenge inclinate e brevi balzi mai particolarmente difficili ad eccezione di un salto di 6 metri con roccia piuttosto levigata. Percorriamo una breve cengia verso sinistra e ci troviamo sotto una paretina di 15 metri più impegnativa degli ultimi passaggi ma meno dei punti incontrati precedentemente. Usciamo su alcune roccette appoggiate e siamo sulla Cresta delle Masenade con dritti a noi l'ambita vetta della Moiazza Sud (3h dall'attacco).
Dopo aver ammirato il panorama che ci circonda siamo pronti per procedere con la successiva sezione della via, molto diversa dalle precedenti. Con dritto a noi l'obiettivo della salita percorriamo la cresta alternando passaggi facili a tratti più impegnativi, tra cui spicca un passaggio in discesa attrezzata che ci conduce a Forcella delle Masenade (2650 m) in cui è necessario prestare massima attenzione. Attenzione a un paio di passaggi non protetti poco sotto il filo cresta. Alla forcella - indicata con targhetta metallica - incontriamo una deviazione verso destra che conduce al Bivacco Grisetti prima ed eventualmente in ripida discesa al paese di Chiesa. Dopo la forcella, seguiamo i segni e le frecce rossa e la via diventa meno esposta. Lasciamo il filo di cresta e si taglia a mezzacosta una serie di lunghe placche inclinate avvicinandoci alle pendici della Moiazza Sud. Percorriamo queste placche e raggiungiamo una cengia che in leggera discesa ci conduce all'ultima sezione verticale di salita della via (4h dall'attacco).
Terminata la cengia in leggera discesa seguiamo il cavo che vira bruscamente in verticale lungo pareti nero-giallastre. Saliamo un primo balzo verticale e poi alcuni gradoni rocciosi in diagonale verso destra prima di salire nuovamente in verticale con un passaggio all'interno di un gradonato canalino. Proseguiamo la salita con alcuni passaggi non difficili e raggiungiamo un punto in cui terminano le attrezzature. Seguiamo i bolli rossi che risalgono un piano inclinato verso sinistra in direzione di un nuovo filo di cresta che termina in vetta. Raggiungiamo al termine del ghiaione un bivio: a destra si sale in vetta, mentre a sinistra si aggira la vetta lungo la Cengia Angelini. Noi proseguiamo in salita verso la vetta.
Ci aspetta un tratto di via decisamente impegnativo che sommato alla lunghezza della ferrata percorsa fino a questo punto richiede una corretta valutazione se essere intrapresa o meno. Partiamo su un traverso in diagonale verso destra su roccia piuttosto priva di appigli che ci conduce sull'esposta cresta. Ci spostiamo quindi sul versante sinistro della cresta e affrontiamo 2 passaggi impegnativi e aerei dove su pareti piuttosto lisce proseguiamo in salita lungo la cresta. Terminano momentaneamente le attrezzature e percorriamo una cengia molto esposta con un precipizio notevole alla nostra sinistra fino a incontrare nuovamente le attrezzature metalliche che salgono su placca. Terminiamo la placca e con essa le attrezzature e per sentiero segnato con numerosi bolli rossi seguiamo fino all'anticima da dove è visibile alcune decine di metri dritti a noi la cima. Questi metri non sono tuttavia banali e servirà mantenere ancora alta l'attenzione. Scendiamo alcuni metri lungo la cresta che collega l'anticima alla cima. Questi passaggi sono molto emozionanti e richiedono passo fermo sebbene non difficili. Si scende quindi di alcuni metri per poi risalire raggiungendo infine l'ambita cima Moiazza Sud (2878 m - 6h dall'attacco - 7h totali) segnalata con ometti in sasso. Assolutamente necessario concedersi il tempo per una pausa per apprezzare il panorama che impressiona a 360 gradi con viste sui vicini gruppi delle Pale di San Martino, del Civetta e degli altri gruppi Dolomitici Bellunesi. Alcune centinaia di metri sotto di noi si intravede anche il Bivacco Ghedini, prossima meta del nostro itinerario.
Iniziamo ora una lunga e impegnativa discesa in larga tratti attrezzata. Il primo tratto di discesa sarà rientrare al bivio tra la Cengia Angelini e la via di salita alla cima. Per raggiungere questo punto dovremo percorrere a ritroso l'ultimo tratto di ferrata percorso. Attenzione ai punti già segnalati per la salita: i tratti in cresta e la cengia non protetti, le due placchette in cresta e il traverso diagonale poco prima del bivio.
Rientrati al bivio seguiamo i bolli rossi verso sinistra in direzione della Cengia Angelini (2784 m - 30' dalla vetta). Incontriamo un cartello oltre il quale riprende la fune metallica ma per pochi metri. Iniziamo ora un tratto di cengia piuttosto facile ed ampio con cui aggiriamo il versante ovest della Moiazza sud. Questo tratto di cengia non è generalmente protetto e serve prestare attenzione ad eventuali residui di neve che potrebbero essere presenti rendendo più ostico il passaggio. Aggiriamo una protuberanza della cengia e la cengia prosegue ora restringendosi ma attrezzata. Aggiriamo alcuni spigoli e continuiamo lungo l'esposta cengia perdendo gradualmente quota senza incontrare difficoltà. Proseguiamo nella discesa in direzione del Bivacco Ghedini (2600 m) che è posto sotto la Forcella delle Nevere. Raggiungiamo il bivacco (1h dal bivio tra la Cengia Angelini e la vetta - 1h 30' dalla vetta) scendendo le ultime decine di metri su sentiero in ghiaione piuttosto instabile.
Dopo una breve sosta al bivacco si riparte per la discesa. Noteremo in fondo al canalone la valle dove dobbiamo scendere. In breve incontriamo la fune metallica per scendere alcuni metri prima di risalire verso destra. Percorriamo questo tratto in salita prima di iniziare la definitiva discesa a valle. Affrontiamo alcuni impegnativi passaggi alternati a tratti di sentiero e brevi balzi su roccia. Proseguiamo in discesa sul sentiero con un paio di passaggi attrezzati non banali e alcune lisce placche fino a raggiungere la parte terminale del ghiaione avvicinandoci ad alberi e mughi dove incrociamo il sentiero CAI 554 e di fatto terminano le difficoltà e i tratti attrezzati di questo lungo itinerario (1h 30' dal bivacco - 3 h dalla vetta - 9h dall'attacco - 10h totali).
Al bivio teniamo la sinistra lungo il comodo sentiero 554 che costella la parte bassa delle pareti appena salite e raggiungiamo senza alcuna difficoltà il Rifugio Bruto Carestiamo (30' dal bivio col 554) e quindi a ritroso per il sentiero di avvicinamento al Passo Duran (30' dal rifugio - 11h totali).
La Ferrata Costantini gode di una fama particolare all'interno degli itinerari ferrati. La fatica e lunghezza dell'itinerario la contraddistinguono rispetto alle altre ferrate dolomitiche. Le difficoltà tecniche - seppur presenti - son inferiori a molte altre ferrate famose per essere estremamente difficili ma la fatica, il dislivello e la lunghezza dell'itinerario confinano questa ferrata a escursionisti esperti e molto allenati. L'itinerario non lascia tregua e, data la lunghezza, richiede di non temporeggiare eccessivamente. E' assolutamente necessario partire presto per poter rientrare con la luce ed è quantomai importante percorrere la via con tempo stabile. Pur essendoci vie di fuga (2), l'ambiente è austero, isolato e le conseguenze di trovarsi in un temporale durante la via potrebbero essere gravi. Altro fattore da tenere in considerazione è l'altitudine e la possibilità di trovare in un paio di punti nevai anche in stagione inoltrata, peraltro su tratti non protetti e quindi obbligare a deviazioni di percorso non semplici oppure a dotarsi di ramponi e piccozza. Concludendo per le difficoltà tecniche è un itinerario da considerare "difficile" mentre per l'impegno fisico richiesto è da considerarsi "estremamente difficile" quindi abbiamo optato per classificare in posizione intermedia la via come "molto difficile".
Per i tratti molto difficili di questa via ferrata, può essere utile leggere l'articolo che abbiamo preparato su "Come sostare lungo una Via Ferrata".
La Ferrata Costantini si snoda nel gruppo della Moiazza a sud del Civetta - ben visibile tra l'altro dalla vetta. La zona è ricca di itinerari abbastanza impegnativi tra cui le ferrate Tissi e Alleghesi al Civetta e la Fiamme Gialle alla Palazza Alta. Proseguendo in direzione delle Pale di San Martino incontriamo la Ferrata dell'Orsa e la Ferrata Stella Alpina. Scendendo invece a sud in direzione della Schiara incontriamo la Ferrata Sperti, Zacchi, Piero Rossi e il Sentiero Attrezzato Marino Guardiano.
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Filippo Rosi
10/03/2019 alle 10:17La SUPER Ferrata. Salito fino alla Moiazza. Escursione da non sottovalutare assolutamente per l’impegno e la difficoltà nel suo complesso. Attenzione alla cengia esposta e non protetta. Consiglio verso Luglio per evitare accumuli di neve potenzialmente pericolosi.