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Relazione della Ferrata del Vajo Scuro e della nuova variante Lontelovare. Lungo e vario itinerario che include molti tratti attrezzati, di cui alcuni impegnativi. Avvicinamento piuttosto ripido e un lungo sali scendi caratterizzano l'escursione. Attenzione alla segnatura non ottimale del sentiero dopo il Vajo Scuro e per il rientro.
Il punto di partenza dell'itinerario è il Rifugio Cesare Battisti alla Gazza (1275 m). Per raggiungere il rifugio si deve innanzitutto raggiungere Recoaro Terme. Dal centro di Recoaro Terme proseguiamo in direzione est seguendo i primi cartelli marroni che indicano il rifugio a Gazza. Terremo la sinistra in paese addentrandoci nella valle risalendo fino alla località Parlati dove la strada prosegue in salita, ora più stretta. Si risale la strada ora molto tortuosa e ricca di tornanti fino al termine per 7 Km presso il rifugio. Noi ci fermiamo circa 200 metri prima del rifugio all'ultimo tornante dove sulla destra c'è un parcheggio, una bacheca e una palina di sentieri del CAI. Indicazioni per Google Maps disponibili qui.
Dal parcheggio (1250 m) seguiamo in direzione nord il sentiero 105 in falsopiano. Proseguiamo fino a incontrare sulla sinistra il sentiero 113 che sarà il sentiero di rientro del nostro itinerario. Restiamo sul sentiero 105 ora in salita fino a un successivo bivio (20' dal parcheggio): a sinistra si sale nel Vajo di Pelagatta, noi teniamo a destra il 105 che rientra nel bosco in breve. Proseguiamo nel sentiero fino a raggiungere un nuovo bivio segnalato dove teniamo la sinistra sul CAI 105 con segnalazioni per il Vajo Scuro. Proseguiamo ora in salita decisa con alcuni brevi tratti attrezzati fino a raggiungere la Selletta Poe (1515 m - 1h dal parcheggio) dove sulla nostra sinistra vediamo due caratteristici pinnacoli rocciosi. Proseguiamo sempre verso nord sotto incombenti pareti rocciose fino a raggiungere la prima fune metallica in prossimità del Vajo di Lovaraste (1550 m - 1h 15' dal parcheggio).
Il primo tratto della ferrata è in discesa e ci porterà a raggiungere la base dell'angusto Vajo di Lovaraste. Iniziamo scendendo in diagonale fino a raggiungere un tratto verticale attrezzato con staffe e pioli metallici. Raggiungiamo una cengia che percorriamo verso sinistra. La cengia si restringe e in brevi tratti gli appoggi sono minimi ma presenti. Scendiamo sempre in diagonale fino a un nuovo salto verticale di 8-10 metri. Nella parte bassa incontriamo nuovamente alcune staffe e maniglie che ci aiutano a completare la discesa. La parte bassa è più gradonata e raggiungiamo la base del Vajo di Lovaraste ricoperto da grossi massi. Scendiamo lungo il vajo prestando attenzione ai sassi e restando sul lato destro dove sono presenti infissi nei tratti più difficili. Giungiamo quindi alla base del vajo dove momentaneamente terminano le attrezzature.
A questo punto usciamo sul versante opposto del vajo seguendo la traccia di sentiero fino a incontrare a un bivio (15' dall'attacco) dove dovremo optare:
La relazione prosegue ora descrivendo la variante Ferrata di Lontelovare (non obbligatoria).
Attacchiamo la parete in diagonale risalendo alcuni balzi misto roccia e terra di difficoltà contenuta. Tagliamo in diagonale la parete salendo facili roccette e balzi guadagnando rapidamente quota. Dopo un tratto in orizzontale raggiungiamo la base di una bella parete verticale. La parte iniziale della parete è verticale attrezzata con maniglie che ci aiutano la progressione. La parte alta offre più appigli naturali e permette una maggiore arrampicata su roccia. Termina la parete e percorriamo un traverso a destra inizialmente non impegnativo poi con minori appigli. La fune riparte quindi verticale in una parete impegnativa con alcuni passaggi leggermente strapiombanti dove sicuramente raggiungiamo le maggiori difficoltà della via fino a questo punto. Terminiamo questo impegnativo tratto verticale e raggiungiamo una stretta cengia verso destra che percorriamo. Raggiungiamo quindi alcuni balzi su terra privi di difficoltà ma su costante esposizione che ci conducono a un diedro. La fune sale a sinistra con alcuni infissi su entrambi i lati del diedro di circa 6 metri. Risaliamo il diedro e ci troviamo in una nuova cengia verso destra a cui segue un parete gradonata. Attenzione a questo tratto dove il fondo terroso può risultare scivoloso.
Ci troviamo ora sotto una nuova parete verticale. Sempre supportati da una buona quantità di maniglie metalliche, risaliamo la parete simile a quella salita in precedenza ma più impegnativa e con più passaggi in leggero strapiombo. Risaliamo l'impegnativa parete di circa 35-40 metri raggiungendo uno stretto balconcino. Proseguiamo in verticale ma ora su roccia più gradonata seppur l'esposizione sia decisamente presente. Utilizzando le ultime maniglie usciamo dalla parete su un tratto di sentiero contornato da mughi. Percorriamo una cengia verso destra che ci conduce vicino al torrione Recoaro dove, tenendo la destra, ci addentriamo nel Vajo Scuro dove inizia l'originale Ferrata del Vajo Scuro (45' dall'attacco della variante).
La Ferrata del Vajo Scuro si sviluppa, contrariamente rispetto alla variante descritta precedentemente, effettivamente dentro una stretta gola. Partiamo (1645 m - 1h dall'attacco del Vajo di Lovaraste) risalendo con la fune il fondo del vajo fino a incontrare i primi infissi (maniglie e staffe) con il cavo che parte verticale. Il cavo sale verticale con un passaggio iniziale in leggero strapiombo portandoci lungo una strettoia. Passiamo la strettoia e ci addentriamo nel budello del vajo verso sinistra verso il passaggio più iconico della via. Saliamo stretti tra le due pareti sul versane sinistro del vajo risalendo verso un buco attraverso il quale dovremo passare con un misto di agilità e forza. Gli appigli - sia naturali che artificiali - non mancano ma è inevitabile una minor possibilità di movimenti. Assolutamente da evitare zaini ingombranti. Proseguiamo in verticale nella salita lungo la fessura incontrando alcuni massi incastrati che offrono buoni appigli e in breve ne usciamo.
Dal balconcino all'uscita della fessura risaliamo sempre sul versante destro il vajo risalendo una bella parete verticale per rimontare e scavalcare un masso che ostruisce la via. Dopo i primi metri verticali il cavo piega a sinistra e la salita diventa più appoggiata. Saliamo ora lungo il vajo rimontando senza difficoltà alcuni sassi lungo il sentiero uscendo definitivamente dal Vajo scuro raggiungendo una forcella (1812 m -40' dall'attacco del Vajo Scuro).
Usciti sulla forcella seguiamo a sinistra la traccia che a mezzacosta taglia il vallone detritico proseguendo in direzione opposta. Incontriamo un primo canalino detritico che ignoriamo e proseguiamo verso il secondo che sale in direzione di un evidente masso incastrato. Saliamo fino a incontrare nuovamente la fune metallica sul lato sinistro con la quale risaliamo un balzo di circa 4 metri oltre il quale vediamo il caratteristico masso appoggiato sui due lati del vajo. Ci passiamo sotto senza difficoltà e proseguiamo sul versante opposto dove affrontiamo un tratto in discesa. Sempre sul lato sinistro devo vajo seguiamo la fune che scende in diagonale utilizzando grossi massi incastrati come appoggio per i piedi fino all'ultimo tratto. Completiamo il tratto impegnativo in discesa e siamo al termine delle difficoltà nei tratti attrezzati della Ferrata del Vajo Scuro (1h dall'attacco del Vajo Scuro).
Proseguiamo ora nel sentiero su traccia e ci voltiamo per vedere l'intaglio ("Orecchia del Diavolo") dal quale siamo passati pochi minuti fa. Proseguiamo sul sentiero esposto e attrezzato solo parzialmente in direzione della Forcella della Scala (1850 m - 15' dall'orecchia del diavolo - 2h 15' dall'attacco inclusa la nuova variante) dove è presente un altro singolare masso incastrato ("Porta dell'Inferno"). Proseguiamo sul versante opposto fino a raggiungere un bivio non segnalato dove ci innestiamo sul sentiero 195: a destra si scende a Campogrosso, mentre noi a sinistra in salita proseguiamo tra guglie e panorami stupendi sulle Piccole Dolomiti sul pendio fino a raggiungere Forcella del Lovaraste (1919 m - 30' da Forcella della Scala - 2h 45' dall'attacco) dalla quale è facoltativo raggiungere Punta Lovaraste individuabile con la sua grande croce metallica.
Prima di partire possiamo volgere lo sguardo verso nord dove sono ben visibili il Monte Cornetto e il Baffelan (dove si sviluppa il Sentiero Attrezzato del Monte Cornetto) e il Pasubio (dove si sviluppa lo stupendo Sentiero Attrezzato Falcipieri alle 5 cime). Proseguiamo raggiungendo in salita raggiungendo la Cima Centrale del Fumante dove incontriamo alcuni tratti attrezzati in passaggi esposti e proseguiamo in discesa verso la Forcella del Fumante (1905 m - 30' da Forcella Lavaraste). A questo punto possiamo percorrere la cresta che porta prima al Passo dell'Obante e quindi alla vetta dell'Obante (1h da Forcella del Fumante) oppure scendere verso il sottostante Rifugio Scalorbi. Optiamo per quest'ultima opzione scendendo fino a innestarci sul sentiero 109 che raggiunge il Passo di Pelegatta (1776 m - 30' da Forcella del Fumante -3h 45' dall'attacco - 5h totali) dove è situato il Rifugio Scalorbi.
Per completare il rientro abbiamo due opzioni:
La Ferrata del Vajo Scuro abbinata con la nuova variante di Lontelovare è un itinerario difficile e impegnativo. I due passaggi verticali della variante sono molto impegnativi dal punto di vista atletico quindi serve buona forza e allenamento per percorrerla. Non ci sono passaggi estremamente difficili né tecnicamente proibitivi ma la somma dei vari passaggi (di cui alcuni strapiombanti) e la lunghezza dell'itinerario classificano l'escursione some sicuramente impegnativa. L'escursione nel complesso è molto appagante. Pur rimanendo a quota contenuta offre panorami magnifici e una varietà di passaggi di tutto rispetto. Attenzione alla tipica nebbia della zona che si presenta con puntualità nelle ore pomeridiane. Questo aspetto, sommato alla segnatura datata e non ottimale del sentiero, consiglia di affrontare l'itinerario la mattina presto. Ultima cosa: attenzione alla frana al termine della via ferrata che richiede attenzione per essere risalita.
La Ferrata del Vajo scuro è un lungo itinerario che si potrebbe comodamente abbinare agli altri itinerari presenti in zona, sopratutto quelli vicino al Carega. La variante Lontelovare è da classificare, almeno in alcuni suoi passaggi come Molto Difficile. In questo caso si potrebbe salire comodamente dal Rifugio Scalorbi al Rifugio Passo Pertica dove abbinando un itinerario di due giorni si potrebbe percorrere la Ferrata Biasin e il Sentiero Attrezzato Pojesi. In alternativa, pernottando al Rifugio Scalorbi, si potrebbe salire il giorno successivo la Ferrata Campalani e raggiungere il Rifugio Fraccaroli al Carega. Infine utilizzando l'auto si può proseguire verso il Gramolon dove, partendo dal Rifugio Bertagnoli, si può percorrere la Ferrata Viali e la Ferrata Ferrari. Da Pian delle Fugazze è possibile anche intraprendere il Sentiero Attrezzato Baglioni. Spostandoci invece nella Val d'Astico si può percorrere la recente Ferrata delle Anguane.
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davidecamp
22/09/2021 alle 20:39Percorsa con la variante difficile il 22/09/2021. Attualmente una frana preclude l’accesso alla ferrata tramite il sentiero normale ed è necessario, per raggiungere l’attacco, percorrere la variante. Essa è totalmente insensata e non ha nulla a che vedere con il resto dell’escursione; breve ma intensa e, sopratutto con il tratto in leggero strapiombo, si rischia di stancare le braccia, rovinandosi l’esperienza della ferrata vera e propria. La ferrata all’interno del Vajo è invece molto bella, specialmene nella parte iniziale. La roccia bagnata in certi punti costringe a usare solamente il cavo ma non pregiudica la salita. La parte dopo l’uscita dal vajo è anch’essa molto bella e panoramica, alterna tratti attrezzati e sentieri esposti in un ambiente magnifico.
Unica nota negativa è il posizionamento del cordino: talvolta sembra essere posizionato a caso, senza tener presente la conformazione della roccia e degli appigli presenti (sempre abbondanti), rendendo complicati o scomodi alcuni passaggi che altrimenti sarebbero divertenti e naturali.
Attenzione al primo tratto attrezzato (quello che aiuta a oltrepassare il vajo Lovaraste): la caduta di sassi ha piegato le cambre, rendendole quasi inutili, e ha spezzato un cordino proprio nell’ultimo tratto di discesa. Per superarlo sarebbe meglio munirsi di attrezzatura aggiuntiva.
gianmaria.guidi
13/07/2021 alle 23:57nel complesso l’escursione e’ lunga e quindi puo essere impegnativa per chi non e’ allenato. La variante difficile, e’ breve e a mio avviso il grado e’ difficile per alcuni metri di leggero strapiombo.
Matteo
12/07/2021 alle 15:03Abbiamo percorso l’itinerario il 10 Luglio; deve esserci stata una frana recente perché il sentiero che evita la variante era chiuso quindi si è costretti a fare ambedue le ferrate e manca un modo per eventualmente tornare indietro tra la fine della variante e l’inizio della ferrata classica.
Il panorama è davvero molto bello, ma l’impegno fisico per gestire in giornata un itinerario così lungo si fa davvero molto sentire.
Abbiamo trovato la variante Lontelovere davvero impegnativa: una frana subito nel primo tratto ha spezzato un pezzo di cavo e ci si deve staccare e arrangiare altrimenti per qualche metro. Non è molto pericoloso, ma è bene saperlo. Il problema più grosso è il tratto verticale e molto esposto che chiude la variante: gli appoggi (le staffe) sono molto lontani tra loro e spesso in posizioni (rispetto al cavo) che non danno molta sicurezza e rendono la salita difficile: diventa pesante sia fisicamente che mentalmente. Per fortuna è il tratto finale e non c’è altro dopo, ma anche con un minimo di esperienza di arrampicata mette in difficoltà. Molto consigliati dei rinvii per potersi mettere in sosta.
La ferrata classica, il secondo tratto, è invece molto carina, specialmente in grotta. E’ di tutt’altra difficoltà rispetto alla variante (più facile).
L’itinerario è molto lungo e anche se le segnalazioni ci sono, spesso risulta un po’ difficile orientarsi e ci si può perdere. Un itinerario così lungo dopo due ferrate mette davvero a dura prova ed è bene considerare che il tempo di percorrenza si può dilatare anche notevolmente. Noi siamo partiti alle 9:30 dall’auto e siamo ritornati alle 20:00, contando una mezz’ora di pausa pranzo tra le due ferrate, altri 30 minuti al rifugio Scalorbi sulla via del ritorno, e più tempo del previsto per fare in sicurezza il tratto di variante.
In definitiva è bene essere consci che il tratto più difficile della variante è quello finale, e dato che ora non c’è un sentiero che salti la variante, ci si può trovare in situazioni spiacevoli se non si è preparati.
Eugenio Giovannetti
31/05/2021 alle 11:19Attenzione! Presenza di neve!
Ferrata fatta l’altro ieri, non ci aspettavamo di trovare la neve, se lo avessimo saputo prima probabilmente non avremmo fatto la ferrata in questo periodo.
La ferrata in sé è come descritto, di base moderatamente difficile con la variante più impegnativa dal punto di vista fisico, il mio consiglio è di avere almeno un’infarinatura di tecniche d’arrampicata e di avere con sé un rinvio o moschettone a ghiera con cui appendersi e riposare le braccia durante i tratti più strapiombanti. L’escursione è lunga come previsto ma la presenza di neve la rende rischiosa in certi punti, senza l’attrezzatura giusta (ramponi, ecc) sconsiglio di farla; in certi punti il cavo d’acciaio finisce sotto la neve e in certi tratti rimane molto ripida ed il rischio di scivolare e finire a valle è alto.
Altro punto negativo è la segnalazione dei sentieri per la discesa, segni bianchi e rossi del CAI a volte presenti ogni 2 metri a volte totalmente assenti, alcuni bivi non sono segnalati (come quello col sentiero 195) oppure necessitano di manutenzione (dopo il rifugio Scalorbi i cartelli del bivio tra sentiero 182 e 113 erano divelti a terra, scoloriti e illeggibili), la probabilità di sbagliare strada è davvero alta.
In definitiva, paesaggio stupendo, ferrata bella ma impegnativa, itinerario lungo e impegnativo ma che necessita assolutamente di manutenzione: vivamente sconsigliato in questo periodo.
Paolo Grisanti
20/07/2020 alle 12:02Ferrata lunga e moderatamente difficile. Se si opta per la variante difficile bisogna essere atleticamente molto in forma. Alcuni passaggi sono molto di forza e anche di resistenza. Il panorama è veramente notevole e il giro è lungo. Se si passa per l’Omo e la Dona attenzione, in discesa la prima parte è impegnativa seppur fattibile!
landi.andrea1
14/07/2020 alle 06:54La ferrata si svolge in un ambiente decisamente bello e appagante (anche se spesso il panorama è assente causa nebbia/foschia). La ferrata Vajo Scuro sarebbe da catalogare come Moderatamente Difficile, se si aggiunge la variante Lontelovere allora cambia la musica, sicuramente prevede tratti più atletici ed esposti, non la consiglierei a chi si è avvicinato da poco alle ferrate e non si sente sicuro in progressione in parete, tant’è che abbiamo visto 2 persone rinunciare e tornare su sentiero per andare direttamente all’attacco del Vajo Scuro.
L’Escursione merita tantissimo, rifugio Scalorbi in ottima posizione sulla via del ritorno.
oscar.morin1977
01/07/2020 alle 14:15Splendido giro nelle piccole Dolomiti.
Impegnativo per lunghezza e ambiente molto wild.
Si tratta di una via alpinistica a tutti gli effetti e va presa come tale.
Nel complesso giro molto appagante.
Luca Massignani
28/06/2020 alle 14:40Ferrata effettuata nell’ambito di un corso di alpinismo della Guida Alpina Andrea Basso di Vicenza. Il Vajo Scuro è una via ferrata classica delle Piccole Dolomiti che avevo già percorso qualche anno fa prima della ristrutturazione e dell’aggiunta della “variante Lontelovere”. Questa nuova via si è subito guadagnata una fama sinistra, essendosi resa spesso protagonista di vari interventi del soccorso alpino per il recupero di escursionisti in crisi.
Ieri l’ho percorsa con soddisfazione e senza difficoltà rilevanti pur garantendovi la presenza dell’esposizione e dei tratti negativi.
Nelle ferrate difficili il punto critico è il passaggio dei moschettoni che impedisce la fluidità dell’arrampicata e che apre la porta alla “ghisa”. Con una bella longe o un rinvio ci si appende, si passano i moschettoni in tutta tranquillità e fine dei problemi. Capito?
mocion
23/09/2019 alle 12:53Una delle più brutte ferrate mai percorse L’ambiente è molto bello, il giro con discesa per l’Om e la Dona è abbastanza lungo, ma la ferrata, che percorre il Vajo, ha i cavi e le staffe talvolta messe in posizione non ottimale che tralascia gli scalini/appigli naturali per una mera ‘tirata’ di braccia. Brutta, assurda e illogica poi la variante Lontelovare, con le staffe messe un pò a casaccio (eufemismo) e con l’ultimo tratto senza alcun senso. I tratti precedenti hanno degli appoggi/appigli, ma l’ultimo no, anche se bastava metterlo leggermente a destra per utilizzare gli appoggi naturali, ma nell’ottica della ricerca dell’estremo (?) si è messo il cavo dove la parete si spancia e le staffe buttate là senza logica. Complimenti a chi l’ha fatta, non poteva fare peggio (forse)….Brutta variante in una ferrata anonima, inserita in un bel giro di un giorno.
tommy.76
24/04/2019 alle 02:03Ambiente insolito per una ferrata…avendo le due opzioni è un po’ per tutti anche se il giro è lungo….molto appagante sia l’avvicinamento che il ritorno
Filippo Rosi
24/03/2019 alle 08:08Bellissimo giro nelle Piccole Dolomiti. Lo consiglio e consiglio una partenza sul presto per evitare la nebbia tipica del pomeriggio.